REGGIO CALABRIA – Aveva circondato il suo nascondiglio di telecamere, con il terrore che la polizia potesse arrivare ad arrestarlo indisturbata. Ma non si è rivelata esattamente una scelta furba quella di Francesco Pesce, affiliato della ‘ndrangheta arrestato il 9 agosto scorso. Quei video infatti sono stati preziosissimi per gli inquirenti che così sono arrivati ad arrestare altri amici e sodali di Pesce vicini alla malavita. In manette, martedì, sono finiti Salvatore Francesco Prenestì e il nipote Giuseppe.
Non solo le telecamere, anche il Superenalotto ha contribuito a far arrestare Pesce. L’uomo aveva l’abitudine di affidare le schedine da giocare a suoi uomini di fiducia. Ed è seguendo quelle schedine che gli inquirenti sono arrivati al covo.
Non è la prima mossa incauta di Pesce, detto “u testuni”, giovane boss di 34 anni. Dopo essere stato catturato aveva provato a far arrivare un pizzino ai suoi dal carcere. Nel pezzo di carta era scritto l’organigramma della cosca in attesa della sua scarcerazione. Ai suoi uomini dava ordine di obbedire al fratello Giuseppe, tuttora latitante.