ROMA – A che serve agitare lo spettro del fondamentalismo islamico se oggi le milizie di Gheddafi uccidono migliaia di civili al giorno? Secondo Christian Rocca sul Sole 24 Ore la priorità è fermare il massacro, contenere gli effetti della caduta del regime e poi aiutare il processo di ricostruzione del Paese.
Sterili anche le polemiche sull’amicizia mostrata negli anni dai leader italiani a Gheddafi. La colpa delle stragi qutidiane in Libia “è di Gheddafi e, semmai, della comunità internazionale che glielo consente. L’impresentabilità del Colonnello non è imputabile né a Romano Prodi né a Massimo D’Alema né a Silvio Berlusconi, nonostante tutti e tre abbiano mostrato grande, ammirata ed eccessiva amicizia nei confronti del “re dei re” libico”.
“L’immobilismo non è più un’opzione. Le parole non bastano più. L’Italia di destra e di sinistra dovrebbe guidare l’Europa e convincere gli Stati Uniti a usare tutto il potenziale politico, diplomatico e militare a disposizione per fermare la repressione, aiutare l’opposizione ed evitare un rischio Somalia.L’idea del ministro Franco Frattini, secondo cui non è compito dell’Europa interferire negli affari interni della Libia, non è solo miope, sbagliata e fondata sull’illusione che il regime alla fine si salverà. È anche diametralmente opposta a un’ormai consolidata politica estera italiana, condivisa dai governi di centro-sinistra (Somalia, Serbia, Albania, Libano) e di centro-destra (Iraq e Afghanistan) e incentrata sul diritto all’ingerenza democratica e sul dovere d’intervenire per fermare i massacri a pochi chilometri di distanza da casa nostra”.