Pansa e la tentazione di votare il Cavaliere “perseguitato”

Silvio Berlusconi

Giampaolo Pansa ha una tentazione: votare Silvio Berlusconi alle prossime elezioni. Il giornalista spiega il suo ragionamento in un articolo su “Libero” in cui dice che la tentazione gli deriva dal fatto che il Cavaliere è “perseguitato” da giornali, opposizione, opinionisti da quanto il 15 febbraio il Gup di Milano ha deciso per lui il rito immediato sul caso Ruby.

Per un mese e mezzo – scrive Pansa – a meno di sorprese di cui oggi non cè sentore, vedremo proseguire con accanimento la campagna politica e mediatica che già conosciamo. Tutti i mezzi verranno usati per condannare limputato in anticipo rispetto alla sentenza del tribunale di Milano. Sarà una guerra nauseante che obbliga a una domanda. La domanda ha un premessa che mi riguarda. I lettori di Libero sanno già come la penso sul conto di Berlusconi. Ho scritto più volte che il premier ha sbagliato di grosso con il bunga bunga durante festini di Arcore. A cominciare dal rapporto con Ruby Rubacuori e da l’lerrore imperdonabile della telefonata alla questura per cavarla dai guai. Ha messo la propria testa sotto la mannaia della Procura di Milano. Quei piemme gliel’hanno tagliata a metà. E adesso resta da vedere se l’altra metà gli verrà mozzata del tutto dalle tre magistrate che dovranno processarlo“.

Ed ecco che Pansa arriva al dunque e mette nero su bianco la sua intenzione rinnovata di voto. “Non ho mai votato per il Cavaliere e per il suo centro-destra. E non ho neppure avuto la tentazione di farlo. Ma adesso, se mai si andrà a votare, sarei propenso a diventare un suo elettore. Per ribellarmi alla nauseante guerriglia faziosa che costringe anche me a dire basta! La guerriglia ha già ottenuto un risultato, con il rinvio a giudizio del Caimano. Adesso vogliamo almeno far tacere le armi e lasciare che il processo si svolga in un clima meno rovente di quello odierno? Per fare in modo che sia un processo allinsegna dell’equità? Equità è una parola facile da scrivere. Ma indica un traguardo non sempre facile da raggiungere. Per questo non invidio le tre magistrate di Milano. Se hanno in tasca una sentenza di condanna già scritta, il discorso possiamo chiuderlo qua. Il presidente del Consiglio non dovrà aspettare il mese di aprile perché il pesce che lo inghiottirà è già pronto, con i denti affilati per straziarlo. Se invece la condanna non è ancora decisa, le tre signore in toga sono attese dalla prova più difficile della loro carriera giudiziaria. Anzi, oserei dire della loro vita. Non sarà facile sottrarsi alla bufera che imperversa da mesi. E non ascoltare le urla che salgono dalla piazza, dai partiti, dai giornali, dalla tivù e arrivano nelle loro stanze. È uno strepito inferiore soltanto al rombo dei cannoni. Che diventerà sempre più feroce di giorno in giorno, sino al mercoledì 6 aprile. A quel punto, dovremo assistere a uno spettacolo assurdo. Quello di un processo celebrato in unarena dove un pubblico barbaro mostra il pollice verso nei confronti di un cristiano già destinato ai leoni. Ma allora ecco unaltra domanda. Che cosa può fare limputato Berlusconi per evitare che questa falsa giustizia lo colpisca? Ma al tempo stesso ferisca pure quel poco di fiducia nei magistrati che rimane in una parte dei cittadini italiani?“.

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Alberto Francavilla