Google nel mirino tedesco per atteggiamento anticoncorrenziale

Le autorità tedesche puntano il dito contro Google, non solo descrivendolo come un gigante del mercato e come un pericoloso monopolista molto simile a Microsoft, ma rifilandoli ben tre denunce per aver violato i fondamentali principi a tutela della libera concorrenza economica.

Si tratta di tre denunce separate, sottoposte al vaglio dell’Antitrust tedesca, in una visione comune di protesta formale contro le attuali pratiche commerciali di Google. La prima – espressa dalle associazioni locali degli editori di quotidiani e magazine – ha puntato il dito contro Google News, rea di aver sfruttato svariati contenuti online senza essersi preoccupata di pagare alcunché.

Accuse non certo nuove. Hans-Joachim Fuhrmann, portavoce della federazione tedesca degli editori di quotidiani, ha spiegato che i siti web di quotidiani e riviste in Germania hanno guadagnato in pubblicità complessivamente 100 milioni di euro. Una cifra non eccessivamente incoraggiante se paragonata agli 1,2 miliardi di euro fatturati da BigG nell’advertising legata al search.

«Google sostiene che ci porta del traffico prezioso di utenti – ha continuato Fuhrmann – ma il problema reale è che Google guadagna miliardi, mentre noi non guadagniamo nulla». Nella denuncia degli editori c’è anche una tesi per cui le pratiche di Google sarebbero poco trasparenti. Il modo con il quale Google News presenta i risultati di ricerca e le anteprime delle notizie costituirebbe una manipolazione per mantenere la sua posizione dominante.

Ma non sono stati soltanto gli editori a lamentarsi delle attuali mosse di Mountain View. Ciao – sito attento alle esigenze dei consumatori e alla comparazione dei prezzi – ha chiamato in causa l’autorità antitrust tedesca per tentare di smantellare un precedente contratto che lo lega al sistema pubblicitario AdSense. Come già noto, il sito era stato acquistato da Microsoft nel 2008.

La terza denuncia, infine, è stata formalizzata dal sito Euro-Cities, legato ad un’azienda specializzata in mappe online. Al centro della sua protesta, la scelta di Google di offrire a terze parti l’embedding gratuito della funzione Google Maps. Questo sarebbe scorretto, perché andrebbe ad uccidere il modello di business del sito.

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Alessandro Avico