L’Università di Leeds fa concorrenza a Berlusconi e finanzia un mega progetto per allungare la vita: 50 milioni di sterline per spingere al massimo la ricerca sulle bio-tecnologie per far campare gli uomini, e le donne, più di cent’anni. Come per macchine e motorini avremo il nostro fornitore di fiducia di pezzi di ricambio umani: speriamo solo che i centenari non diventino un problema per le pensioni come già sta succedendo a quelli giapponesi.
Gli uomini del futuro (un futuro prossimo, forse già per i nostri figli) arriveranno senza difficoltà a superare i cento anni, e soprattutto avranno un corpo di splendidi cinquantenni. Trapianti, ricambi di parti del corpo, nuovi tessuti, protesi anti-rigetto potranno mantenerci giovani anche da vecchissimi: ne sono convinti gli scienziati, secondo i quali dopo il traguardo dell’allungamento della vita media fino al secolo ora l’obiettivo futuribile della scienza è quello di farci arrivare in piena forma alla vecchiaia.
Su questo obiettivo gli esperti dell’Università di Leeds stanno investendo seriamente, in tutti i sensi: 50 milioni di sterline in cinque anni per il progetto “50 anni attivi dopo i 50”. Il piano è semplice: fornire i pensionati, in un prossimo futuro, di tessuti propri, coltivati in vitro e ancora giovani per sostituire quelli usurati, e ricambi di fianchi, ginocchia, valvole cardiache e altro ancora. L’istituto universitario di ingegneria medica e biologica di Leeds ha già fatto un trapianto di anca che dovrebbe durare per tutta la vita, anzichè i 20 anni al massimo delle attuali anche artificiali. La combinazione di una lega di metallo cromato al cobalto con una sfera di ceramica dovrebbe facilmente sopportare, sono convinti gli scienziati, gli oltre cento milioni di passi che la gamba compie dai 50 ai 100 anni.
Intanto, il professor Eileen Ingham e il suo team hanno sviluppato un modo unico per permettere al corpo di migliorare se stesso. Il concetto è quello di creare tessuti trapiantabili, e in futuro anche organi, che il corpo può far propri, per aggirare il problema del rigetto. Finora si sono prodotte tecniche cardiache perfettamente funzionanti. Si tratta di prendere una valvola cardiaca da donatori sani – da un essere umano o un animale adatto, come un maiale – e delicatamente estrarne le cellule con un cocktail di enzimi e detergenti. Ne rimane una sorta di impalcatura inerte trapiantabile nel paziente senza rischio di rigetto. E’ il corpo del trapiantato a ripopolare la struttura di cellule. Il metodo ora viene studiato in Gran Bretagna anche per la pelle, nel campo dei trapianti a pazienti con gravi ustioni. La prof.ssa Christina Doyle di Xeno Medical, la compagnia produttrice di dispositivi medici che sta sviluppando queste nuove tecnologie, ha sintetizzato l’importanza di questi progressi tecnico-scientifici: il Santo Graal era quello di rimuovere la pesante dipendenza da organi di donatori. Tuttavia per raggiungere il traguardo della sostituzione di tutti i tessuti ci vorranno dai 30 ai 50 anni. Ogni singolo prodotto dovrà essere progettato e testato singolarmente.