Influenza A, in Italia ci si ammala più che in tutta Europa. Metà delle vittime a Napoli

In Italia ci si ammala di influenza A più facilmente che negli altri Paesi europei. Lo dice il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, secondo il quale l’Italia è «il paese in percentuale con il maggior numero di casi insieme alla Spagna, circa 380 per 100 mila abitanti».

E se l’Italia è il Paese con più contagi, Napoli è la città in cui si muore più facilmente per il virus H1N1. Sono quattro le persone morte nel giro di tre giorni a Napoli che, pur avendo altre patologie, erano contagiati dal virus. In tutto sono cinque le vittime partenopee dell’influenza. Complessivamente sono ad ora 10 i deceduti in Italia.

L’ultimo in ordine di tempo è un medico di 73 anni morto oggi all’ospedale Cotugno, dove era stato ricoverato per l’influenza A. Un altro medico di 55 anni è morto, sempre a Napoli, martedì: aveva eseguito poco prima un intervento chirurgico. Ieri è stata la volta di un pensionato di 65 anni, ricoverato al Cotugno per altre patologie. E oggi, poco prima che si sapesse della morte del medico settantatrenne, è deceduto allo stesso ospedale un detenuto condannato all’ergastolo, ricoverato per le gravi condizioni di salute.

A proposito dell’incidenza del numero dei casi di influenza A, Fazio spiega che dal 19 ottobre «sono state attivate le reti dei medici sentinella, che ci consentono di fare un paragone tra il nostro e gli altri paesi europei che prima non era facile realizzare». In tal senso, aggiunge Fazio, «i dati ci dicono che la Spagna ha un numero di casi simile al nostro, che la Francia si attesta un pò più in basso, 216 casi per 100 mila abitanti mentre l’Inghilterra risulterebbe avere un dato 10 volte inferiore anche se – precisa il vice ministro – questo dato (39 casi per 100 mila abitanti) probabilmente è sottostimato».

In ogni caso Fazio smorza le preoccupazioni:«L’influenza A – dice – continua a restare leggera». Conferma però due raccomandazioni già fatte in passato, «di non andare ad intasare i pronto soccorso ma di recarsi dal medico di famiglia in caso di contagio», e l’opportunità che a vaccinarsi «siano solo i servizi essenziali e i pazienti con malattie croniche». «Gli altri – ribadisce in conclusione Fazio – non devono vaccinarsi».

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Sandro