ROMA – I deputati radicali si accingono a fare una battaglia politica per impedire che ”sentenze abnormi mettano il bavaglio ai motori di ricerca dei siti web”. Lo ha detto ai giornalisti Marco Beltrandi riferendosi alla sentenza del tribunale di Roma che qualche giorno fa ha condannato Yahoo-Italia per aver inserito nel suo indice siti che mettevano a disposizione il film senza che fossero pagati i diritti di autore. La sentenza riguardava nello specifico il film ”About Elly”.
L’esponente radicale ha già presentato un’interrogazione firmata da tutti i colleghi del Pr al ministro della Giustizia e dello sviluppo Economico per chiedere al Governo di prendere posizione in difesa della libertà dei motori di ricerca.
”Abbiamo già costatato – dice Beltrandi – che alcuni di essi, per non rischiare sanzioni hanno già cancellato i siti pirata. Ma questo non è accettabile soprattutto dal punto di vista giuridico perché può essere sanzionato solo chi mette a disposizione degli utenti il materiale ‘taroccato’, non i motori che si limitano a ‘dirigere il traffico’ web senza entrare nel merito dei materiali che vendono diffusi”.
Beltrandi fa un esempio che ritiene calzante:”E’ come se un quotidiano che pubblica annunci privati dovesse rispendere dei reati che vengono commessi attraverso e dopo l’annuncio”.
L’esponente del partito che si richiama a Gandhi ritiene ”pericolosa” la giurisprudenza che potrebbe formarsi in seguito alla sentenza romana:”C’è il rischio di un’apertura a forme di giustizia privata nell’ambito della quale la semplice contestazione unilaterale di un illecito senza accertamento giudiziale renderebbe inaccessibile ogni genere di contenuto pubblicato on line”.
In alcuni paesi stranieri si fa ricorso allo strumento delle ”licenze collettive”, un accordo con il quale i rappresentanti dei siti pagano una cifra contenuta alla società che gestisce i diritti d’autore per rendere fruibili sul web alcuni materiali. ”Ma per fare questo – spiega Beltrandi – occorre una previsione normativa che nel nostro Paese, cronicamente in ritardo non c’è”.
Nella proposta di legge che si accingono a presentare i radicali italiani intendono sopperire a questa mancanza e in ogni caso proporranno una interpretazione autentica della legge vigente per vietare che i motori di ricerca in buona fede possano essere ritenuti responsabili di reati compiuti dai gestori dei siti internet.