ROMA – Il referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento verrà probabilmente ricordato come il primo episodio elettorale vinto grazie alla rete. A portare alla partecipazione di 28 milioni di elettori, che hanno permesso di raggiungere il quorum, è stata infatti la mobilitazione sui canali della Rete, da Facebook a YouTube.
Certo, l’Italia resta ancora indietro nel numero di utenti del web. Secondo le stime dei ricercatori di Internet world stats riportate dal Corriere della Sera, nel nostro Paese gli internauti erano 15 milioni nel maggio del 2007, 16 milioni nel novembre dello stesso anno, 19 milioni nell’aprile 2009, 25 milioni nel marzo scorso. Insomma: una crescita c’è stata, ma restiamo sempre molto indietro rispetto agli altri Paesi.
Il motivo, però, non starebbe nell’elevata età della popolazione, anche se, come si legge in una ricerca pubblicata dal Corriere, “il segmento tradizionalmente più forte (25-44 anni) è la metà delle persone online. Una fascia più estesa, dai 25 ai 54 anni, è il 65% del totale. Rimane debole la diffusione della rete negli anziani ma si cominciano a notare miglioramenti”.
Secondo Alessandro Lazari, avvocato esperto di diritto digitale, “il fruitore di Internet può continuare a seguire i “vecchi canali” d’informazione che hanno esportato nel mondo del web gli stessi messaggi, giusti o sbagliati, precedentemente trasmessi per radio, giornali e televisioni. Oppure può scegliere di “cambiare canale”. Usando Internet per cercare l’informazione senza filtri che, alla portata di tutti, compare su blog e portali indipendenti, sui forum, oppure sulla piattaforma più libera del momento che è Twitter”.
Conferma Francesco Siliato, docente di Sociologia della comunicazione al Politecnico di Milano: “Aumentano gli italiani che non credono più nella realtà raccontata dai telegiornali, una realtà giudicata in qualche modo distorta da convenienze e da amicizie politiche. Utilizzano il piccolo schermo per distrarsi, guardare i film e i programmi generalisti”.
Secondo un rapporto Nielsen dal 2009 al dicembre 2010 in Italia le aziende inserzioniste sul web sono cresciute del 22,4%, mentre gli utenti dei social network sono aumentati del 10%. Adam Arvidsson, professore di Sociologia della Statale di Milano, sottolinea: “In Italia il governo e, in generale, la destra non aveva colto la potenzialità dei new media. Al contrario di tanti politici esteri del medesimo orientamento”.