Paese prigioniero di un “disperato qualunquismo”. L’editoriale di Ernesto Galli della Loggia, un po’ “prigioniero” anche lui

C’è bisogno di qualcuno, di una classe politica, che prenda coraggio e dica finalmente la verità al Paese. Ne è convinto il commentatore del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia che, nel suo editoriale di giovedì 30 dicembre, traccia un affresco dell’Italia che è eufemistico definire cupo. Che non si indichino nomi, responsabilità precise, soluzioni abbordabili non è evidentemente compito dello storico: i panni del predicatore si vestono assai meglio.

Già dal titolo, “un disperato qualunquismo”, il lettore è avvisato sul tipo di articolo che si troverà a leggere. La descrizione del Paese è sconfortante: “Abbiamo un sistema d’istruzione dal rendimento assai basso; una burocrazia sia centrale che locale pletorica e inefficientissima; una giustizia tardigrada e approssimativa; una delinquenza organizzata che altrove non ha eguali; le nostre grandi città, con le periferie tra le più brutte del mondo, sono largamente invivibili e quasi sempre prive di trasporti urbani moderni (metropolitane); la rete stradale e autostradale è largamente inadeguata e quella ferroviaria, appena ci si allontana dall’Alta velocità, è da Terzo mondo; la rete degli acquedotti è un colabrodo; il nostro paesaggio è sconvolto da frane e alluvioni rovinose ad ogni pioggia intensa, mentre musei, siti archeologici e biblioteche versano in condizioni semplicemente penose. Per finire, tutto ciò che è pubblico, dai concorsi agli appalti, è preda di una corruzione capillare e indomabile”.  Stranamente non si fa cenno al morbo della mucca pazza, all’aviaria, al traffico, alle stragi del sabato sera, alle cavallette….

Un capitolo a parte la situazione economica. “Abbiamo contemporaneamente le tasse e l’evasione fiscale fra le più alte d’Europa, mentre gli operai italiani ricevono salari ben più bassi della media dell’area-euro; il nostro sistema pensionistico è fra i più costosi d’Europa malgrado le numerose riforme già fatte e siamo strangolati da un debito pubblico il pagamento dei cui interessi c’impedisce d’intraprendere qualunque politica di sviluppo”.

Galli della Loggia spiega che questi sono mali non nuovi ma che affliggono il Paese da tempo. Quello che è cambiato, prosegue l’opinionista, è tutto quello che sta intorno: suo malgrado, quella italiana è una società che si è fatta moderna, qualsiasi cosa l’aggettivo voglia dire. Servirebbero, allora -è il ragionamento di Galli della Loggia – politici in grado di dire agli italiani la verità invece di quelli che, giorno dopo giorno, continuano a rimandare il confronto con la realtà ostinandosi a negare l’evidenza. E a leggere Galli della Loggia.

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Emiliano Condò