Protesi Pip, l’autore: “L’ho fatto per soldi”. Sostituzioni in Italia

ROMA  – Mentre parte la corsa alla sostituzione delle protesi Pip (Poly Implants prothesis)  Jean-Claude Mas, il fondatore della società produttrice delle protesi mammarie messe sotto accusa per le possibili conseguenze cancerogene, ha confessato tutte le sue responsabilità. ” L’ho fatto per soldi” ha ammesso:  secondo i verbali di un recente interrogatorio, Mas ha infatti ammesso con freddezza di sapere che il prodotto conteneva un silicone non conforme e non approvato dalle autorità competenti, ma avrebbe dato l’ordine di nascondere la verità all’organo di certificazione tedesco Tuv, coprendo tutti i documenti relativi al gel Pip.

Si tratta, ha spiegato agli inquirenti, di una formula di sua produzione che riguarda il 75% delle sue protesi e che “non presenta nessun rischio per la salute”, ha detto. “Sapevo che il gel non era certificato. L’ho fatto consapevolmente – ha aggiunto – perché il gel Pip era più economico e la resa migliore”.

La stampa transalpina rivela inoltre oggi che l’agenzia sanitaria francese Afssaps era già stata allertata sin dal 2008 da alcuni medici per i rischi anormali di rottura notati sulle protesi Pip. Gli ultimi dati resi noti dal Comitato di controllo per le donne portatrici di protesi Pip sono elettrizzanti: 1.143 sono i casi di protesi rotte e 495 le infiammazioni al seno che hanno reso necessario l’espianto.

In Italia, sebbene il ministero della Salute abbia seguito la strada della prudenza, cercando di scongiurare l’allarme, ci sono stati i primi casi di sostituzione. Nicola Pepe, chirurgo plastico di Roma, intervistato dal Corriere della Sera, fa sapere di aver rimosso la prima protesi mammaria ad una donna di 55 anni che aveva subito una ricostruzione in seguito ad un intervento per carcinoma al seno. E’ stato il medico a richiamare la donna prima di Natale per metterla al corrente dello scandalo scoppiato in Francia. Lo stesso ha fatto con altre 6 pazienti, tutte quelle sulle quali ha utilizzato protesi Pip. Ha poi trasmesso i dati al ministero dello Salute. I costi della rimozione, saranno a carico dello Stato, secondo il Consiglio Superiore di Sanità, solo laddove vi sia “indicazione clinica specifica” vale a dire solo in caso di accertati rischi per la salute.

Fino ad ora, 672 espianti sono stati praticati in Francia. Per le autorità sanitarie sono 20 i casi di cancro segnalati fino ad ora su donne portratrici delle protesi incriminate, ma nessun nesso tra la malattia ed il silicone è stato ancora accertato.

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Daniela Lauria