La vicenda dei Legionari di Cristo è un impasto di storia vaticana, talvolta spietata e crudele come tutte le storie, con elementi di pornografica, romanzo rosa, personaggi stile Le Carré.
Molti hanno seguito la vicenda, che è quasi una pochade, del fondatore della congregazione, Marcial Maciel, che ha messo in piedi una struttura tanto ricca e potente da rivaleggiare con l’Opus Dei quando aveva solo 23 anni, per poi perdere l’onore in tarda età, ormai quasi in punto di morte, quando sono venute alla luce storie losche e tutte da provare di suoi assalti pedofilici a seminaristi e figli di amanti e storie invece evidentemente tutte vere di amanti procaci con le quali ha generato figlie e figlie, che poi ha generosamente sistemato con proprietà immobiliari anche rilevanti.
Più difficile invece è capire, per chi vive nel mondo al di fuori delle segrete stanze del Vaticano, le forze che si agitano attorno al potenziale bottino che può rendere a una o più altre congregazioni religiose lo smembramento dei Legionari. Dietro le colonne di San Pietro c’è chi mormora che sono in agguato i potentissimi salesiani, al cui ordine appartiene il più che potentissimo cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato e capo della macchina organizzativa e amministrativa vaticana.
Non è la prima volta che vicende simili avvengono nella storia della Chiesa. La più nota e tragica è quella dei Templari, conclusasi con un fiume di romanzi, un po’ di leggende e un paio di morti arrostiti sull’isola di San Luigi a Parigi, dove ora sfrecciano inconsapevoli ogni giorno centinaia di battelli di turisti. A quei tempi la pedofilia non era un concetto ben definito, perché la gente moriva così giovane che ogni età era buona per il sesso, ma valeva il più ampio e onnicomprensivo peccato di sodomia, che ancora persiste tra le pene del Papa. Meno nota, anzi soffocata con la messa all’indice del libro che l’ha rivelata, quella del tentativo di smembramento dei Cavalieri di Malta, ai tempi di Pio XII, raccontata negli anni ’50 dal giornalista francese Roger Peyrefitte.
Legga su questo sfondo, appare molto interessante e stimolante per chi ha l’animo del cremlinologo, l’intervista che ha dato all’Ansa il rettore del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, padre Pedro Barrajon, esorcista principe della Chiesa, appartenente anche lui alla congregazione dei Legionari di Cristo. Senza nessuno spunto di cronaca del giorno, Barrajon ha detto di essere ”ottimista per la Congregazione” e il futuro dei Legionari.
Non si capisce molto il senso dell’intervista, se non la si legge nell’ottica di un appoggio esterno al delegato pontificio che Benedetto XVI ha imposto ai Legionari nella persona del neo cardinale Velasio De Paolis e magari anche nell’ottica di uno scontro sotterraneo, proprio sotto il trono del Papa, con i gioco il futuro della Legione. Non c’è molto da scherzare, per il Papa, perché il Legionari, ricchi e potenti quasi come i Salesiani, sono potentissimi in Messico, dove la congregazione è nata e che rappresenta per la Chiesa una importante riserva di fedeli oggi sotto attacco dai missionari delle varie chiese protestanti.
Ha detto Barrajon: ”Questa vicenda per noi è stata uno shock, come ha detto anche il Papa nel libro ‘Luce del mondo’ parlando degli abusi”.
”Anche per noi è stato uno shock” venire a conoscenza della doppia vita di Marcial Maciel, il fondatore dei Legionari: ”Non ce la possiamo spiegare. Tuttavia il Papa ci ha confermato che il delegato [card. Velasio De Paolis, incaricato dal Pontefice di riordinare la congregazione] è una opportunità e l’ottimismo viene dal fatto che siamo totalmente nelle mani della Chiesa. Questa per noi è una grande opportunità per purificarci, per essere più al servizio della Chiesa e meno al servizio di noi stessi”.
Aggiunge: ”Certo le purificazioni comportano un certo dolore ma se sono per la guarigione e per il rinnovamento sono buone e sono sicuro che porteranno buoni frutti”.
Su De Paolis, che tra i primi provvedimenti ha sostituito il capo della sezione italiana, padre Luis Garza, con padre Oscar Nader, il rettore della Regina Apostolorum afferma: ”E’ una persona molto prudente, preparata, conosce molto bene la vita religiosa, ha avuto incontri con il consiglio generale, con i padri, ed e’ venuto anche qui all’ateneo su mio invito. E’ un persona molto disponibile e dal punto di vista umano capisce bene le situazioni e ci dà molta serenità. Una cosa importante perché prima della sua nomina eravamo in grande apprensione”.
Continua Barrajon: ”De Paolis ha insistito che questo processo deve essere un processo di rinnovamento, di molta unione, molta carità, molta prudenza e che non si possono cambiare le cose da un giorno all’altro. Dunque, dobbiamo essere uniti nella preghiera ed essendo lui un grande canonista e in più è aiutato da quattro consiglieri più un esperto per il Regnum Christi, ha creato questa equipe per capire meglio la situazione ed individuare i passi giusti da fare”.
”A me sembra che il delegato vuole fare appunto ciò che gli ha chiesto il Papa, che anche nel libro-intervista parla di una comunità che nonostante il comportamento del fondatore è una comunità sana, in cui vanno aiutate queste vocazioni nuove che hanno grande entusiasmo. Si vede che lui vuole fare passi progressivi però ben pensati e ben mirati, perché è in gioco la vita di una congregazione che ha vita e che non si può interrompere da un giorno all’altro”.