C’è un aspetto del rapporto del maschio con se stesso che viene poco ad essere studiato. Mi riferisco alla capacità che ogni uomo possiede di lavorare d’immaginazione, arrivando persino a costruire rappresentazioni della donna ideale, ossia uno stereotipo della femminilità.
L’immaginare e il fantasticare sono connaturati con l’essere maschio, e oggi a facilitare il compito ci ha pensato internet, tramite cui poter approfondire le fantasie più recondite, oltre che eccellente strumento per aprirsi al mondo della conoscenza. Nella stragrande maggioranza dei casi la donna proposta nella rete ha curve e forme che rispondono con una certa uniformità a come l’uomo vorrebbe che la donna fosse.
A sintesi della matrice pregiudiziale presente nel maschio, i modelli dominanti cui gli uomini s’ispirano sono sostanzialmente due: (modello I) la donna alta, bionda (o mora) con i capelli lunghi, esempio di proporzione, eleganza e bella presenza; (modello II) la donna dirompente, abbondante nelle forme e provocante nelle curve, in cui tutto è volutamente esagerato.
L’uomo che naviga su internet senza la bramosia di fermarsi al primo frame a forma di tetta, ha una visione romantica della donna, la Barbie per intenderci, e prevale in lui la ricerca della femminilità. Questa immagine di donna ha alimentato tante generazioni pre internet, in cui l’erotismo visivo ha avuto sicuramente una parte ma non nella modalità di adesso, così delimitante e unidirezionale. Non è da escludere che vi sia stato un uso maggiore dell’immaginazione (ma tra se e sé) poiché nelle case degli italiani era possibile trovare poche fonti di forme semi seminude, di cui POSTALMARKET, leader nella vendita per corrispondenza, alla pagina della biancheria intima, è stata un esempio. Oggi in qualsiasi casa è facile scorgere settimanali che con abilità usano il nudo per vendere. Questo tipo di uomo tende a nascondersi, se ne sente parlare poco; come se si vergognasse di dire: “mi piacerebbe trovare la donna della mia vita, sposarmi”. Sotto certi aspetti è un uomo smarrito, che non gradisce l’ostentazione dell’idea di femminilità della donna d’oggi.
L’uomo succube d’internet, invece, vive soprattutto d’immagini rese perfette da photoshop e altri programmi di grafica, tramite cui è possibile trasformare un seno o un gluteo frastagliato da smagliature, in una porzione di terra pianeggiante, priva di dossi, cunette e rivoli inestetici. Insomma una donna da calendario, ritoccata, che, nella migliore delle ipotesi, mostra le sue geometrie senza l’ausilio delle protesi al silicone. Quest’uomo preferisce il secondo modello di donna, e cerca per le strade coloro soddisfano questo cliché.
Da tale prospettiva emerge una domanda: è la donna che ha scelto di travestirsi da Super Barbie, o l’uomo che ha imposto alla donna la propria fantasia? Molto modestamente ritengo veritiera la seconda questione. La donna che mostra esageratamente le proprie forme è a mio avviso il prodotto di un desiderio maschile che ha poco di ricerca del femminile, ma ha molto d’individuazione di cosa è “maschio”. E in questo caso la Super Barbie ha ragione di esistere. Se è vera questa visione fenomenologica del mondo maschile che richiede quello femminile per riconoscersi come sesso, occorre farsi una nuova domanda: non è per caso che il maschio ha perso i propri confini, la propria identità, e cerca nella donna una “forma diversa” che lo aiuti ad identificarsi? Le risposte possibili sono tante, che potrebbero aprire altrettante letture sulla crisi dell’uomo di oggi.
Nel nostro caso vale la pena soffermarsi su un altro aspetto di riflessione. Se l’uomo immagina la donna reale come quella artisticamente costruita sui calendari, è ovvio che nella stragrande maggioranza dei casi rimarrà deluso, perché il modello introiettato, costruito, non potrà mai rispondere ai tanti modi di essere donna. E lei, allora, per non deluderlo, cosa fa? Aderisce perfettamente alle sue aspettative: tacchi a spillo, lingeria essenziale, gonna succinta, esposizione plateale dei prodotti che la natura ha donato, e se non è così, basta un push-up e si è nel modello. Detto in altri termini, riproduce l’immaginario del maschio nella vita reale, e certamente non lo aiuta a ritrovare se stesso nel rapporto con la donna; anzi, in realtà la donna facendo così aumenta lo scollamento e la distanza tra quello che l’uomo immagina e quello che la donna è concretamente, nella vita di tutti i giorni.
E non è finita. Se una donna conferma tale immaginario erotico maschile, ergo “ci sta!” Sì è proprio così, per l’uomo la donna ci sta e le conseguenze sono facilmente intuibili.
Complimenti allora al maschio, che ha avuto il suo giocattolo, corrispondente ai propri desideri. Bravo!
Ritengo che la direzione intrapresa nell’intendere i rapporti, in cui prevale la sfera sesso/corporea, sia estremamente limitante e pericolosa. Se questa lettura della psicologia del maschio trovasse riscontro nella realtà, e a mio modesto avviso è così, vuol dire che abbiamo trasformato la donna in una bambola gonfiabile (adesso ci sono anche quelle siliconate e tecnologicamente avanzate), pronti ad abusarne; e una volta stufi l’arrotoliamo nel ripostiglio, caso mai dovessero nascere nuove pulsioni. Aggiungo, con questo scenario arido e privo di Significato e Amore, a che serve pensare di costruire una relazione stabile e duratura? Figuriamoci di immaginare di sposarsi, e paradossalmente avere figli. Forse ci siamo dimenticati che le mode e i costumi sono il frutto delle nostre proiezioni e desideri, anche di quelli repressi, e abbiamo scambiato la realtà con la finzione.
In merito all’uso d’internet non c’è nessun tentativo di demonizzare uno strumento così prezioso, che apre le porte alla conoscenza; semmai è l’uso improprio, frutto di una mancanza di educazione alla conoscenza, di come appropriarsi dell’enorme quantità d’informazione contenuta nella rete, e di quanto, non di rado, il nostro modo di avvicinarci allo strumento, non sia finalizzato al raggiungimento di un particolare obiettivo: si naviga senza meta.
Pertanto invito le donne ad alzare la testa, ad essere convinte che una smagliatura è un segno tangibile del proprio carattere, e non un inestetismo. La femminilità non è aderire a un cliché; fondamentalmente l’uomo cerca amore così come la donna, ma siamo in un’epoca in cui amiamo complicarci la vita, riempiendola di falsi valori e sovrastrutture. Pertanto V’invito a cambiare rotta. I modelli televisivi, ad esempio, sono modi per soddisfare le nostre fantasie ma non corrispondono alla vita reale. La maggior parte di voi è reale e concreta, ma lo state dimenticando.
Un’ultima considerazione. Se l’uomo cerca la donna provocante, non è perché la vuole sposare. Certo, qualcuna avrà da obiettare: “E chi si vuole sposare!” E’ vero, fortunatamente possiamo decidere di non commettere l’errore di sposarci, soprattutto quando siamo così presi da noi stessi che farlo significherebbe perdere la presunta libertà; ma non dimentichiamo che con il passare del tempo il corpo si spegne, la passione anche quella dentro di noi si spegne, e il senso di solitudine e di pochezza nell’aver realizzato poco si farà sempre più forte. Forse dovremmo alzare lo sguardo e chiederci: “Dove voglio andare; cosa voglio fare della mia vita”. Vivere il momento, divertirsi incondizionatamente, può andare bene a vent’anni, e dopo, il non sapere dove andare corrisponderebbe all’immagine di una nave in mezzo al mare, priva di timone. Il vento deciderà in quale luogo farla approdare, o, in balia delle onde, dove farla naufragare.
Per fortuna ci sono le donne che non rientrano nei cliché appena accennati; amano giocare con se stesse e sanno di essere femminili, senza ostentare e farlo pesare sugli altri. Sono quelle che cercano nell’uomo una persona con cui costruire un piano di comunicazione, una conoscenza profonda, che richieda tempo, e non cercano con bramosia di avere tutto e subito. Sono anche quelle che potrebbero soffrire di più, perché sovente incontrano uomini indecisi e insicuri che a quarant’anni vivono ancora con la mamma, oppure non si sentono pronti a fare il passo verso una reale autonomia. Oppure sono quelli che aspettano il momento propizio, perché ad esempio il lavoro non lo permette, e che in fin dei conti potrebbe non arrivare mai. In questi casi è meglio darsi un tempo di coppia, dopodiché non insistere nel cercare di ottenere l’impossibile, e fuggire a gambe levate.
La vita è preziosa, scorre inesorabilmente per tutti e di tempo da regalare agli altri non ne abbiamo.
Vito Giacalone
Psicologo-psicoterapeuta
vitogiacaloneconsulenze@gmail.com