
Augusto Minzolini si difende in commissione di vigilanza Rai. «Credo che fare editoriali in tv sia un mio diritto», ha detto il direttore del Tg1, convocato in Vigilanza dopo l’editoriale in cui definì «incomprensibile» la manifestazione indetta il 3 ottobre a favore della libertà di stampa.
«Il mio predecessore, l’amico Riotta – ha aggiunto Minzolini – ne fece 15, cui bisogna aggiungerne altri, diciamo indiretti, perché esprimeva le sue opinioni intervistato dai conduttori in studio. Per non parlare del compianto Curzi. Non capisco perché non possa fare editoriali anch’io. Non si può tirare in ballo la filosofia del servizio pubblico in termini un po’ contradditori».
Poi il direttore del Tg1 va all’attacco: «Secondo alcuni i riti del servizio pubblico dovrebbero riguardare solo il Tg1 o altre trasmissioni Rai. Una posizione assolutamente incomprensibile. Dovrei esimermi dall’esprimere giudizi quando c’é chi in altre trasmissioni li esprime su mio operato. Per cui, almeno sull’argomento, eviterei delle ipocrisie».
Per questo il giornalista si definisce «il primo esempio di censore censurato». Poi è tornato sulla vicenda delle escort a Palazzo Grazioli, per la quale il suo telegiornale è stato accusato di aver dato notizie vaghe, se non addirittura di averle omesse. «Il Tg1 ha dato tutte le notizie secondo i criteri del servizio pubblico. Tutte, nessuna esclusa».
Per Minzolini infatti «l’unica tematica per la quale sono stati emessi avvisi di reato per politici» è quella legata alla sanità pugliese. «C’è una differenza – sottolinea infine – tra le vicende di Tangentopoli e quelle di questa estate, almeno per quanto riguarda il coinvolgimento di personaggi pubblici. Se allora si partiva da un avviso di garanzia ora abbiamo assistito al susseguirsi di personaggio coinvolti in processi squisitamente mediatici senza essere accusati di alcun reato, senza aver ricevuto nessun avviso di garanzia».
