Tre nuove direzioni per “lo sviluppo trasversale degli asset comuni e delle risorse strategiche dell’azienda” sono state istituite alla Mondadori dall’amministratore delegato Maurizio Costa. Esse sono la direzione editoriale di Gruppo, la direzione generale digital, la direzione Operazioni di Gruppo (in realtà chiamata “operations” perché suona meglio del termine italiano, forse perché operazioni a volte è usata in modo sinistro).
I capi delle tre nuove direzioni sono Nini Briglia (editoriale), Vittorio Veltroni (digitale) e Enrico Selva (operations).
Briglia è un veterano della Mondadori: è stato direttore di Panorama ed era già super direttore generale dei periodici Italia e Francia; Selva unisce il titolo di direttore delle operazioni a quelli altrettanto importanti di capo del personale e dei sistemi informativi. Veltroni, appena quarantenne è entrato da un mese in Mondadori, dopo un passato come imprenditore e un lungo periodo di successo ai contenuti Vodafone Italia.
L’amministratore delegato della Mondadori, oggi indubbiamente il migliore manager editoriale italiano, ha illustrato il senso della sua riforma organizzativa in una lunga lettera a dirigenti e direttori del gruppo in cui ricorda a tutti l’elemento base del mestiere di editore: “La centralità del cliente finale, del lettore a prescindere da quale prodotto consumi è il punto focale sul quale fare leva per la crescita”.
Con la nuova formula organizzativa, la Mondadori sposa il modello a doppia matrice, in cui l’attività delle singole direzioni generali di area (in termini meno solenni di quelli ufficiali aziendali usati nella lettera: Libri, Scolastica, Periodici Italia, Pubblicità, Periodici Francia, Vendita diretta, Radio, con a capo, rispettivamente: Riccardo Cavallero, Antonio Baravalle, Stefano De Alessandri, Angelo Sajeva, Ernesto Mauri, Renato Rodenghi, Carlo Mandelli) è imbrigliata, per specifici temi non caratteristici delle competenze, non solo dalle classiche direzioni centrali Amministrazione, Finanza,, Controllo (Carlo Vismara), del Personale, dei Sistemi informativi (entrambe in mano a Selva, che ora è anche superdirettore Operations) e Relazioni esterne e comunicazione (Rossella Citterio), ma anche dalle nuove superdirezioni, la più “sensibile delle quali è indubbiamente quella editoriale perché dà a Briglia voce in capitolo almeno teoricamente su tutto quel che Mondadori pubblica, ma che sono tutte e tre di grande importanza per le caratteristiche di una casa editrice, la sfida di internet, il controllo dei costi.
Altra modifica di rilievo è che Costa, spostando Briglia al ruolo che fu di Alexander Liebermann nella Condé Nast americana nei suoi anni migliori, ha eliminato la posizione di direttore generale di tutti i periodici, prendendo direttamente sotto di sé tutti i riporti.
Un paio di importanti novità sono contenute nella lettera di Costa: il ritorno a casa di Stefano De Alessandri, che era da tempo un desiderio dello stesso Costa, da quando De Alessandri era andato a ricoprire con capacità e successo il ruolo di amministratore delegato della Hachette – Rusconi; e soprattutto l’ingresso nel Consiglio di amministrazione di Briglia, che si aggiunge all’altro dirigente già in Consiglio, il Cfo (direttore finanziario) Vismara.