ROMA – ”E’ stato evitato uno shock distruttivo”, ma ”il disagio occupazionale tocca direttamente o indirettamente quasi la metà delle famiglie italiane” e non ci sarà “crescita fino al 2013″. E’ quanto afferma il premier Mario Monti nella relazione che accompagna la bozza del Def. ”In futuro – promette – i proventi della lotta all’evasione fiscale dovranno essere utilizzati anche per ridurre le aliquote fiscali”.
”La preoccupante crescita della disoccupazione e il basso livello di occupazione – dice Monti – in particolare di giovani e donne, mostra che e’ urgente riformare un mercato del lavoro segnato da ingiustizie e disfunzioni. E’ un mercato duale in cui alcuni, titolari di un contratto a tempo indeterminato, godono di tutele elevate, altri, con contratti precari hanno modeste prospettive di miglioramento, poca formazione, tutele scarse”, scrive il presidente del Consiglio e ministro dell’Economia.
”Attualmente – continua – la flessibilita’ e’ tutta concentrata sul lato dell’entrata e non esiste un sistema universale di protezione dal rischio di perdita del lavoro. Riformare il mercato del lavoro, come il Governo ha proposto con il disegno di legge presentato recentemente alle Camere, e’ necessario per aiutare lavoratori e imprese ad affrontare una fase dura di riorganizzazione e di mutamento della specializzazione produttiva e per aggredire il problema drammatico della alta disoccupazione giovanile”.
”A ragioni di equita’ risponde l’impegno per contrastare l’evasione che in Italia ha raggiunto livelli inaccettabili”. Lo afferma Mario Monti. L’evasione e’ ”concorrenza sleale tra imprese e un modo in cui alcuni cittadini disonesti provocano un danno ad altri cittadini, causando per tutti una pressione più elevata”.
”La fiscalita’ – prosegue Monti – e’ un altro tassello fondamentale della strategia per uscire dalla crisi e tornare alla crescita. Il sistema fiscale deve essere piu’ flessibile, innovativo e capace di dare incentivi agli investimenti nei nuovi settori portatori di crescita. Le regole fiscali devono essere semplificate per rendere piu’ facile la vita al cittadino-contribuente onesto”.
Monti aggiunge: “Non e’ possibile aspettare che la tempesta passi e la parentesi si chiuda. La crisi che viviamo dal 2008 puo’ avere un impatto duraturo. Il cuore del problema italiano e’ come tornare a crescere. Non c’e’ ragione per accettare che l’Italia sia condannata ad avere una crescita sotto la media dell’Eurozona da oltre dieci anni. In questo momento, la crescita non puo’ venire da stimoli espansivi della spesa pubblica”.
‘La crisi nasce da fattori esterni”, dice ancora, ma anche dal fatto che l’Italia non ha affrontato alcune ”debolezze strutturali”: per questo il Paese ”ha subito un impatto più forte dalla crisi e ne esce ma con fatica”.
”L’Italia – ha continuato – ha messo in sicurezza i conti pubblici e avra’ un avanzo primario del 3,9% nel 2013. E’ uno sprint realizzato con lo sforzo collettivo di Parlamento, Parti sociali, parte produttiva del Paese oltreche’ dal Governo. Ma molto resta da fare”.
Monti ha poi individuato il “nemico”: ”Le riforme sono difficili – dice – da far passare perché colpiscono interessi concentrati di categorie a forte rappresentanza politica e portano invece vantaggi a soggetti diffusi e non organizzati, come i consumatori o i giovani o addirittura le future generazioni. E’ un problema da non vedere in termini di tattica politica ma di equita’. I sacrifici per ridurre il debito e far ripartire la crescita devono essere distribuiti in modo equo per essere sostenibili”.
”Nel medio termine – poi dice – il rientro dal debito dovrà affidarsi maggiormente alla riduzione delle spese correnti” attraverso la cosiddetta ”spendig review. Il primo ambito di azione – si legge nella bozza entrata in Cdm – è il risanamento finanziario. Il debito pubblico ha raggiunto il livello più alto dagli inizi della crisi. E’ necessario gestire questa pesante eredità impostando un graduale, ma duraturo percorso di rientro. E’ una scelta obbligata per evitare al Paese di mettere a repentaglio la sua sicurezza economica, anche se a costo di sacrifici pesanti per i cittadini, le famiglie e le imprese”.
”Nel medio termine il rientro dal debito dovrà affidarsi maggiormente alla riduzione delle spese correnti. In questa prospettiva gioca un ruolo fondamentale l’esercizio di spending review, che potrà ridurre non solo la spesa aggregata ma favorire anche una maggiore qualità della spesa pubblica in settori chiave. Per essere credibile – si ricorda nella relazione – , la riduzione del debito deve avere natura strutturale ed essere sottratta alla variabilità delle scelte di diverse stagioni politiche”.