Sono finiti i tempi in cui ci si sintonizzava sul canale Mtv, aspettando che venisse trasmesso il proprio video musicale preferito. Oggi infatti con internet, e soprattutto con YouTube, spettare non è più un problema, il video c’è sempre, spesso arricchito anche da backstage e contenuti extra.
Proprio per questo l’emittente Mtv, un canale dedicato soprattutto ai giovani, deve stare al passo coi tempi e non può permettere che un numero sempre più alto di utenti vada su internet alla ricerca del “video perduto”. Dal 16 novembre arriverà quindi Mtvmusic. com, un sito che renderà pubblica parte dell’archivio della rete: 16 mila video, che diventeranno 25 mila entro fine anno, tutto gratis e tutto a richiesta.
“YouTube oggi è qualcosa di enorme, che contiene tutto. Noi crediamo che nel tempo si trasformerà nel riferimento assoluto per la comunicazione tra persone e che in altri settori a fare da guida ci saranno piattaforme, come la nostra per la musica, specifiche e dedicate”, dice Antonio Campo Dall’Orto, vicepresidente di Mtv international al Corriere della Sera.
Il confronto però è anche sul terreno della legalità. Milioni di video su YouTube sono infatti piratati, mentre nel caso di Mtv tutto è in regola, con contratti firmati da tutte le case discografiche. “A noi interessa creare un modello che sia sostenibile. Hulu (videoteca online di film e programmi tv) ha circa 300 milioni di utenti unici in un mese, YouTube ne fa miliardi. Però Hulu fa più ricavi”, semplifica Campo Dall’Orto.
Dopo i video che hanno ucciso le star della radio internet ucciderà le star dei video? “Per un paio d’anni le esclusive video sono andate tutte a myspace o altri siti. Pensavo che la partita per noi fosse persa. Ora torniamo noi ad averle. Negli ultimi 5 anni, contrariamente a quanto si possa pensare, il consumo di tv dei ragazzi americani fra i 12 e i 24 anni è cresciuto. La tv ha un ruolo forte che va però reinterpretato. Le radio sono sopravvissute alla tv ripensandosi, lo stesso capiterà questa volta. E noi dovremo massimizzare sia un mezzo che l’altro, non si può più fare soltanto una cosa”, conclude Campo Dall’Orto.