Sempre connessi, sempre in multitasking: per il New York Times fa male al cervello

Il computer sta inesorabilmente cambiando il nostro modo di pensare. Lo scrive, in un lungo articolo, in New York Times che descrive la “rivoluzione del multitasking” in modo tutt’altro che entusiasta. La sovraesposizione a stimoli continui, il controllo ossessivo delle email, il gestire contemporaneamente tre o quattro finestre di internet (in cui una o due sono di norma aperte su giochi online), infatti, secondo gli scienziati può creare dipendenza e modificare in modo sensibile i comportamenti.

Il quotidiano di New York racconta la storia di Mr Campbell, uno che con il pc ci lavora e che, proprio a causa dell’ossessiva ricerca di informazioni ha rischiato seriamente di veder sfumare l’affare più importante della sua vita. Tra le centinaia di email ricevute, infatti, il signor Campbell ha trascurato proprio quella di un’azienda che gli offriva oltre un milione di dollari per un suo software. La mail è rimasta per quesi due settimane tra i messaggi non letti. Sembra impossibile eppure è la prassi.

Spiega il New York Times, infatti, che uno degli effetti del multitasking è proprio quello di perdere la capacità di distinguere le informazioni importanti da quelle trascurabili. Il problema è che il multitasker percepisce l’esatto contrario: si sente più produttivo e concentrato mentre gli studi condotti sulla materia mostrano impietosamente il contrario: il pensiero si fa frammentario, aumenta lo stress e soprattutto, anche quando si spegne il pc il cervello continua a lavorare allo stesso modo. Spesso può risentirne anche la famiglia: chi dipende dal computer dimentica impegni presi e tende ad organizzare il proprio tempo in base alle esigenze “informatiche”.  E’ il caso dei giocatori online incalliti che si alzano nel cuore della notte o per “raccogliere le patate” oppure perchè temono che una tribù di Galli gli stia saccheggiando la città.

Il caso del signor Campbell è emblematico: lavora al pc e gioca col pc, vive connesso 24 ore al giorno. Al New York Times ha raccontato: “Quando prendo la metro so già che sotto un certo tunnel resterò senza connessione per 221 secondi”.

Il multitasking, però, è un mito. Gli studi condotti dai neuroscienziati statunitensi dimostrano impietosamente che i multitasker fanno le cose peggio e non riescono a distinguere le informazioni essenziali da quelle accessorie. Ci sono delle eccezioni, i cosiddetti “supertaskers”: rappresentano, però, meno del 3% della popolazione. Tutti gli altri, invece, vivono nell’illusione di fare più cose contemporaneamente.

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Emiliano Condò