MILANO – I cumuli di rifiuti abbandonati per le strade di Napoli non sono solo una croce per i residenti esasperati dalla sporcizia e dalla puzza. Sono anche una vera e propria delizia per miliardi di batteri che vi banchettano sopra ogni giorno moltiplicandosi a una velocita' record grazie al caldo estivo.
Bucce di banana, rimasugli di yogurt e altri rifiuti umidi sono un bengodi per questi microrganismi, che sfruttano ogni molecola organica che trovano per nutrirsi e produrre energia vitale. ''Sono batteri che si trovano normalmente nell'ambiente – spiega Michele La Placa, microbiologo dell'universita' di Bologna – e che nei rifiuti riconoscono un ambiente ideale per proliferare''.
Per avere un'idea di quanti miliardi se ne possano trovare sopra un sacchetto di umido esposto al sole per una giornata intera, basti pensare che ''il loro numero raddoppia ogni mezzora''. Le specie sono talmente tante che e' impossibile elencarle.
''Si tratta per lo piu' di cocchi e bacilli – continua l'esperto – che producono energia degradando carboidrati, grassi e proteine''. Tra loro ci sono anche quelli 'addetti' alla fermentazione: proprio come i piu' nobili fratelli usati nella produzione del vino, ''rompono le molecole di carboidrati generando dei gas che fanno ribollire il liquido in cui si trovano''.
A pagare il conto di questo lauto banchetto, pero', sono gli abitanti del capoluogo partenopeo. ''Questi processi di degradazione chimica generano il percolato e diverse molecole di scarto come le catecolamine – aggiunge La Placa – che sono responsabili degli odori nauseabondi che rendono l'aria irrespirabile''.
Ovviamente nessuno di questi organismi costituisce una seria minaccia per la salute umana. E infatti a Napoli ''non si puo' parlare di rischio epidemie – afferma Gianfranco Peluso, medico e direttore di ricerca all'Istituto di biochimica delle proteine del Cnr di Napoli – almeno fino a quando non verra' individuato tra i rifiuti un batterio patogeno che puo' attecchire nell'uomo creando problemi alla salute''. Ma questo, come precisa il microbiologo La Placa, e' un caso molto improbabile.
''I rifiuti potrebbero essere contaminati da batteri pericolosi per l'uomo, come le salmonelle di origine intestinale, solo se venissero accidentalmente a contatto con escrementi di soggetti infetti. Per intenderci – conclude – e' piu' probabile che si scateni un'epidemia a causa dei frutti di mare contaminati e poco cotti piuttosto che per colpa dei rifiuti''.
