C’è molta preoccupazione al New York Times dopo le indiscrezioni, raccolte dal settimanale New York Magazine secondo le quali il suo editore, Arthur Sulzberger,  farà presto pagare le notizie pubblicate sul sito del quotidiano. La notizia, che sembra provenire da fonti vicine all’azienda, ha gettato nello sconforto le principali firme del New York Times, come Tomas Friedman e Maureen Dowd, che ancora ricordano con fastidio il crollo di diffusione on line dei loro articoli, dopo che, alcuni anni or sono, lo stesso Sulzberger aveva deciso di imporre il pagamento di una serie di pezzi.
Dopo avere sbandierato l’iniziativa con la promessa di milioni e milioni di dollari di fatturato, Sulzberger aveva dovuto fare marcia indietro e nel 2007 aveva di nuovo reso libero l’accesso al sito. Ora il New York Times sarebbe quindi pronto a cambiare di nuovo marcia. Attualmente la testata newyorchese affida le proprie entrate esclusivamente alla pubblicità .
Secondo il New York, il Nyt potrebbe prendere una decisione finale tra pochi giorni, mentre l’annuncio dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. In base alle indiscrezioni raccolte, il Nyt potrebbe svelare la sua decisione il 27 gennaio: nello stesso giorno è atteso l’annuncio del Tablet Pc della Apple, con cui il giornale avrebbe stipulato una partnership sui contenuti.
La scelta sul modello di pagamento sembrerebbe oscillare fra la strada intrapresa dal Wall Street Journal, che offre parte delle news online gratuitamente e parte in abbonamento, e la via scelta dal Financial Times, che consente la lettura gratuita di un certo numero di articoli al mese e, superata tale soglia, chiede all’utente di pagare.
Al momento il New York Times sembrerebbe orientato verso la seconda tipologia. Contro la reintroduzione di un accesso a pagamento al sito si era schierato Martin Nisenholtz, responsabile del comparto digitale: secondo lui il vasto pubblico del portale (stimato in circa 20 milioni di utenti unici) avrebbe potuto trasformarsi in una considerevole fonte di guadagno. Sarebbe bastato far maturare il business della pubblicità online.
Il calo delle inserzioni generato dalla crisi finanziaria avrebbe però spinto i vertici del Nyt verso la soluzione delle news a pagamento.
