Trasformare i giornali on line in siti a pagamento si sta rivelando più difficile del previsto: il magnate australiano Rupert Murdoch, infatti, per ora ha deciso di rimandare il progetto. La News Corporation, l’impero mediatico di Murdoch che comprende testate come The Sun, News of The World e New York Post, oltre a decine di tv e settimanali, sarà a pagamento ma in tempi ancora da definirsi.
Lo ha reso noto lo stesso magnate, che ad agosto aveva annunciato che tutti i suoi siti d’informazione diventassero a pagamento entro il giugno 2010. «Stiamo tutti lavorando molto, molto intensamente, ma non potrei promettere di mantenere la scadenza», ha detto ai giornalisti durante la conference call organizzata per presentare i risultati del suo imepro mediatico, relativo al primo quadrimestre dell’anno.
Con chi gli chiedeva le ragioni del rinvio, però, Murdoch è stato evasivo: «Tutto. Il progetto è ancora un cantiere aperto, c’è moltissimo lavoro da fare e non solo con i nostri siti, ma con altra gente».Di certo sta il fatto che il magnate sta parlando della sua iniziativa anche con i gruppi concorrenti. Difficile, infatti, che un progetto di questo tipo possa incontrare un successo di massa senza l’accordo dei principali gruppi editoriali. Nell’impero di Murdoch, al momento, solo il Wall Street Journal fa pagare per dare acceso a tutti i suoi contenuti.
Se Murdoch frena, però, Michael Bloomberg, fresco di conferma alla poltrona di sindaco di New York e proprietario del sito specializzato Bloomberg.Com accelera. Per il miliardario, infatti, ci sono utenti disposti a pagare anche 1000 dollari l’anno per accedere ad alcune aree del sito. Quindi la trasformazione in “pay per read” di Bloomberg sembra imminente. Forse, anche per rientrare di una parte di quei 90 milioni di dollari che Bloomberg ha speso, solo nell’ultima campagna elettorale per guadagnarsi la faticosa riconferma a sindaco della Grande Mela.
