Il rapporto Ocse, a quanto si legge sulle agenzie di stampa, non dà un nome al colpevole, che invece è lo stesso in tutto il mondo occidentale: l’aumento dell’offerta televisiva, via cavo in America, via satellite in Europa.
La stessa tv, in Europa, è la principale colpevole della crisi della pubblicità dei giornali, mentre in America, il nome del killer è, prima di Google, Craig’s list, il sito dei piccoli annunci gratuiti o pagati molto poco.
In particolare in Italia, che la tv commerciale si sia portata via la gran parte della pubblicità generata dalla crescita economica del paese negli ultimi trent’anni è cosa arcinota; che l’avvento della tv satellitare a pagamento e con pubblicità abbia dato il colpo di grazia è meno riconosciuto ma non per questo meno vero. Purtroppo per i giornali, a presidiare la scandalosa posizione ultra dominante in pubblicità della principale tv commerciale italiana, cioè Mediaset, ci sono un partito e un governo. A far passare sotto silezio l’ulteriore colpo dato alla carta stampata dall’avvento di Sky c’è la colpa dei giornalisti e degli editori, accecati dal sillogismo che chi va contro Berlusconi è democratico anzi di sinistra, ergo Murdoch è un compagno.
Conclude il rapporto dell’Ocse l’esame delle principali sfide con cui si devono misurare i modelli di business dell’editoria, e il contributo che le misure di aiuto pubblico possono dare: “Nel breve termine, alcuni Paesi Ocse hanno messo in atto misure di emergenza per sostenere l’industria dei giornali che è in difficoltà. Inoltre, è in discussione la questione di che ruolo potenziale possano avere i sussidi governativi nel preservare una stampa diversificata e locale senza metterne in gioco l’indipendenza”.
