ROMA – Olio d’oliva, latte, miele, zafferano, succo d’arancia e di mela e infine caffè: non sono gli ingredienti di una ricetta, ma la lista dei cibi più a rischio di contraffazione alimentare. Lo riportano nuovi dati, pubblicati sul Journal of Food Science, elaborati dalla U.S. Pharmacopeial Convention, un’organizzazione americana con il compito di certificare la qualità e la purezza degli ingredienti nei comuni prodotti da supermercato.
La USP ha elaborato un nuovo database che comprende analisi precedenti su determinati cibi, tipologie di controlli e casi di frode alimentare. In questo modo, chi si occupa della analisi di un certo prodotto potrà disporre di una quantità considerevole di dati per poter identificare eventuali contraffazioni. “Questo database è uno strumento fondamentale per proteggere i consumatori”, ha dichiarato John Spink della Michigan State University, tra gli autori del report. “Le frodi alimentari non hanno ricevuto l’attenzione che meritano, nonostante possano causare non pochi danni”.
Una contraffazione alimentare, quasi sempre effettuata per motivi economici, comprende la sostituzione deliberata di ingredienti, l’adulterazione, l’aggiunta di additivi e la falsa pubblicità sulle proprietà e caratteristiche dei cibi. Nella maggiorparte dei casi si tratta di sostituzioni di ingredienti con altri più economici, come ad esempio olio di oliva parzialmente sostituito da quello di nocciola.
“Le contraffazioni alimentari possono presentare rischi anche superiori a quelli normalmente associati all’industria alimentare, come la cattiva conservazione”, ha spiegato Spink. “Gli additivi e ingredienti alternativi non sono di utilizzo convenzionale, il che rende difficile identificarli con esattezza. Alcuni, come ad esempio la melamina, non erano neanche considerati dei possibili contaminanti fino alla loro comparsa nel 2008 nel latte e altri prodotti derivati. Gli attuali sistemi di protezione non sono progettati per l’enorme numero di possibili adulteranti”.