MILANO – Uno stimolatore cerebrale in grado di adattarsi alle necessità del paziente. L’invenzione del “pacemaker intelligente”, il cui nome ufficiale è Pacemaker Cerebrale adattivo, è destinata ad innovare le strategie terapeutiche del Parkinson e delle malattie affini. Se l’uso di stimoli elettrici infatti è noto da tempo in campo medico, ne sono un esempio i pacemaker cardiaci, finora si è parlato di segnali elettrici costanti: adesso si passa a quelli variabili.
Ci sono voluti sei anni di ricerche condotte da un’equipe della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dell’Università degli Studi di Milano, per ottenere i brevetti sia per l’Europa che per gli Stati Uniti.
Il meccanismo del nuovo pacemaker, la cui sperimentazione sta per iniziare, consiste nel suo collegamento con elettrodi impiantati al di sotto della corteccia cerebrale, che misurano l’attività dei neuroni. In questo modo le condizioni del paziente sono tenute costantemente sotto controllo e gli stimoli elettrici che riceverà saranno adeguati di conseguenza ai suoi sintomi. In altre parole, un pacemaker “su misura”, direttamente sintonizzato sulle necessità del paziente.
A beneficiarne saranno non soltanto i malati che per la prima volta hanno a che fare con questo tipo di terapie, ma anche quelli che hanno già un impianto DBS (a stimolazione cerebrale profonda). Il nuovo apparecchio, infatti, può essere anche adattato alla tecnologia che lo ha preceduto, abbracciando un’utenza potenziale molto ampia: si parla di 500mila persone soltanto negli Usa, che corrispondono al 20 per cento dei malati di Parkinson compatibili alle cure tramite DBS.
Alberto Priori, docente all’Università degli Studi di Milano e coordinatore del team di ricerca, spiega i risultati ottenuti con l’invenzione appena brevettata: «Siamo riusciti a individuare quali siano i segnali emessi dai neuroni importanti, come fare a codificarli e poi come usarli per regolare il funzionamento dello strumento».
Soltanto in Italia sono oltre 200mila le persone affette da Parkinson e i ricercatori puntano a ridurre gli effetti degenerativi della malattia e i suoi caratteristici sintomi, come spasmi, tremori e rigidità. La fondamentale novità collegata al Pacemaker Cerebrale adattivo è proprio il potenziale costante monitoraggio di questi sintomi, e lo candida a rivoluzionare le terapie non solo del Parkinson ma anche di altre gravi patologie neurodegenerative.