ROMA – Capire già dai primi segnali se un lieve deficit di memoria può progredire in una forma di demenza, come l'Alzheimer: è quanto consente di fare il nuovo test del liquido spinale sviluppato dall'universita' tedesca di Monaco. A spiegarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Neurology.
''Poter identificare chi svilupperà la malattia gia' ai primi sintomi sara' cruciale nel futuro'', spiega il coordinatore dello studio, Robert Perneczky. ''Una volta che avremo le terapie per prevenire la malattia, potremo iniziare a curare molto presto e prevenire la perdita di memoria e delle abilita' cognitive'', ha aggiunto. Gli attuali test sul liquido spinale cercano uno squilibrio di due proteine, la beta amiloide, che forma nel cervello le pericolose placche caratteristiche dell'Alzheimer, e la proteina tau, segnale del danno delle cellule cerebrali. I malati di Alzheimer generalmente hanno livelli piu' bassi di beta amiloide e piu' alti di tau nel liquido spinale, ed e' proprio questo che i medici cercano per confermare la demenza indotta dall'Alzheimer.
Nello studio i ricercatori hanno cercato tracce inconfondibili della beta amiloide andando a caccia dei precursori della proteina (app). Dopo aver raccolto i campioni di 58 persone con leggeri problemi di memoria o cognitivi, i ricercatori hanno visto che a tre anni di distanza 21 di esse avevano sviluppato l'Alzheimer, 27 avevano ancora un lieve deficit cognitivo, 8 erano tornate a un livello normale e 2 avevano sviluppato una demenza frontotemporale.
Si e' cosi' visto che chi aveva sviluppato l'Alzheimer aveva livelli significativamente piu' alti di resti di app nel liquido spinale rispetto alle altre persone. Combinato con altri biomarcatori, il test e' stato accurato circa all'80% nel prevedere la malattia e ha dimostrato che la forma di beta amiloide normalmente usata nei test non e' un buon fattore predittivo.