La fiera delle banalità: la prima della Scala offre una grande occasione per tutti, da Bondi a Barenboim, da Romani a Garimberti

La prima della Scala ha offerto a tanti l’occasione per dire delle banalità. Il termine dovrebbe essere un po’ più forte, ma si rischiano querele.

Però basta leggere il florilegio che segue, un po’ alla rinfusa, per avere i capelli dritti. Non solo per le cose dette ma per come sono state dette. Se ci fosse ancora l’esame di ammissione alla terza media, tutti i personaggi citati qui sotto verrebbero pregati di restare ancora un anno in quinta elementare per manifesta immaturità.

Cominciamo da Daniel Barenboim, appena nominato direttore scaligero, carica che sembra tanto fare rima con presidente emerito, direttore d’orchestra di fama e dimensione internazionale, che difficilmente si permetterebbe di salire in cattedra non musicale a Londra o a Vienna, ma a Milano, già capitale morale di un’Italia non più da bere ma da bungabungare, ormai priva di ogni rispetto internazionale si sente come al Cairo. A suo onore va ricordato che sostiene, lui israeliano, la causa della costituzione di uno stato palestinese, ma questo abbinamento tra l’Italia e Gaza non può farci piacere.

Sentiamo le su stesse parole: “Tagliando la cultura si taglia l’anima italiana”. ”Tutti vogliono risolvere i problemi senza la cultura. Qualcuno dice che la cultura non si mangia [il riferimento è alla rozza stroncatura, che i contadini rivolgono ai fiori, fatta per la cultura dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti] ma pur quando si mangia troppo fa male. Non è un lusso, non è solo estetica ma anche etica: è difficile pensare di risolvere i problemi dell’economia con la cultura. Quello che si può fare è far lavorare al meglio i teatri: tagliando la cultura si taglia l’anima italiana”.

Nemmeno Fini e Veltroni sarebbero stati capaci di tanto.

Ma non è finita qui: ”Parlare al pubblico prima della Valchiria non è molto facile: bisogna essere precisi e corti”. Dallo sforzo di sintesi deriva che “tagliare i fondi per lo spettacolo è uno sbaglio da tutti i punti di vista, non solo morale e culturale ma anche strategico a livello internazionale”; ”pensare che tagliando fondi per la cultura si possa risolvere una crisi economica e sociale non ha alcun senso”. Si finisce nella geopolitica planetaria: “Non è un problema solo italiano ma europeo e universale. Quando si pensa a dove va il mondo si vede che l’egemonia degli Usa è in un diminuendo quasi wagneriano mentre salgono le economie di India e Cina. In questa situazione  il ruolo culturale è dell’Europa e due sono i Paesi che hanno contribuito di più alla cultura musicale europea: sono l’Italia e la Germania”. So what?

Questo diluvio di finezze è sgorgato a fine spettacolo. Ma Baremboin già prima di iniziare a dirigere la Valchiria di Wagner aveva letto l’articolo 9 della Costituzione italiana per spiegare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e a tutti noi che i tagli alla cultura sono uno sbaglio.

Prima dell’inno nazionale Barenboim è uscito dalla buca con un microfono in mano e ha letto l’articolo 9 della Costituzione italiana: ”La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”.

Sapete chi gli ha dato ragione. Uno degli uomini più vicini e più fedeli a Berlusconi, il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, che ha trovato ”molto corretto” l’intervento di Barenboim.

Con una faccia che nella sua Milano definiscono di tolla ha detto: ”Da parte del governo sapete che c’è la manovra di fine anno, speriamo con quella di rimediare, anche se i problemi sono tanti e il rigore che ci chiede l’Europa è fondamentale”. Portabandiera del falso sorriso berlusconiano, Romani è andato più in là, definendo “legittime” la protesta dei lavoratori della Scala per i tagli alla cultura, come pure quella in atto all’esterno del teatro milanese in occasione della prima.

Segue un altro pasdaran berlusco, il vice presidente della Scala Bruno Ermolli, protesi del capo del governo nel teatro milanese. Sentite: ”Mi auguro che il ministero della Cultura saprà capire le esigenze del mondo lirico e in particolare della Scala”. E ancora:”Ci sono tre marchi italiani nel mondo, Ferrari, Armani e Scala. I primi due rappresentano il primato del privato, mentre la Scala è una fondazione pubblico-privata ed è responsabilità di tutti tenerla a quell’altissimo livello che vogliamo che sia”.  Quel che segue, sembra copiato pari pari da un dispaccio della agenzia Stefani del 1937, invece è l’Ansa del 2010: “Ermolli ha rivelato di avere ”contatti continuativi” con il Governo, e questo lo rende ”ottimista” sul fatto che i finanziamenti statali alla Scala siano dello stesso importo degli anni precedenti, come per altro è stato ipotizzato dalla Fondazione nella stesura del bilancio previsionale dell’ente, già sottoposto al vaglio del Governo”.

Un premio speciale va al sindaco di Milano Letizia Moratti:  ”Oggi siamo orgogliosi della nostra Scala, che si conferma un’ eccellenza della nostra città, un vero tempio mondiale della lirica”. E naturalmente ”è giusto l’appello fatto da Barenboim” sui tagli alla cultura, anche per la Moratti: ”Per il nostro paese la cultura è un patrimonio unico”.

Poi c’è il capitolo Bondi, che alla Scala si è ben guardato dal presentarsi con la scusa che doveva votare. Così, un altro milanese d’adozione, il sovrintendente alla Scala Stephane Lissner ha commentato crudamente: ”Avrà altro da fare”, poi, resosi conto di avere superato il limite ha rettificato: ”Non commento, mi dispiace”.

Apriti cielo, i doberman lo hanno preso alla gola.  Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato : ”Attaccare con ogni pretesto il ministro Bondi è riprovevole. Il ministro Bondi, che è anche senatore, in queste ore ha partecipato, come suo dovere e nell’assolvimento del mandato che gli elettori gli hanno conferito, alla votazione della legge di stabilità esaminata dall’Aula di palazzo Madama che non ha sospeso i suoi lavori in concomitanza con la pure importante ”prima” della Scala”.

Controcanto di Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al senato: ”Visto il livello al quale siamo giunti, forse la prossima polemica che dobbiamo aspettarci è nei confronti della conferenza dei capigruppo del Senato che si è permessa di calendarizzare il voto della legge di stabilità in concomitanza con la Prima della Scala”. Resta da chiedergli: ma chi ci ha portato a questo livello, se non il suo partito e i suoi co fondatori, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini?

Probabilmente spaventato, Lissneha fatto retromarcia: ”Non c’è nessuna intenzione di polemizzare con il ministro Bondi. Mi hanno chiesto solo se c’era e ho detto di no”.

Silenzio, parla Bondi. Il ministro della Cultura Sandro Bondi si è sentito di dire: ”Sentivo come un dovere essere con i miei colleghi senatori a votare la legge Finanziaria”. Poi, come san Sebastiano: ”Le polemiche su di me ormai sono il pane quotidiano”.

Chi ha capito tutto e celo spiega è il sottosegretario Laura Ravetto: ”Il governo ha tagliato gli sprechi e non il comparto della cultura. C’è un impegno congiunto di molti ministeri con quello del Tesoro a sostenere la cultura , e una serata come questa, sostenuta da così tanti sponsor, è la dimostrazione che serve sì l’appoggio del governo ma serve altresì la capacità di far adottare la cultura anche ai privati”.

Segue la Rai, che dà spettacolo non solo sullo schermo, ma anche fuori. Antonio Verro, consigliere di amministrazione della Rai: ”Con buona pace del direttore Daniel Barenboim, ho trovato inopportuno che abbia ricordato l’articolo 9 della Costituzione. Non c’è dubbio che si debba sostenere la cultura ma è altrettanto evidente che è in atto un tentativo del governo di trasformare quello che era prima assistenzialismo in contributi più mirati al merito”.

Ma Paolo Garimberti, presidente della Rai, non è d’accordo e lo dice: ”Bravo Barenboim. Ha fatto una cosa culturalmente valida in difesa della cultura e non credo che ci sia nulla da criticare se ha letto un articolo della costituzione. Come ha detto oggi il presidente Napolitano – ha aggiunto – l’articolo 9 va sempre difeso, anche nei momenti difficili”. Giarabub.

Poi il patos: ”Ogni tanto sappiamo fare, lasciatemelo dire, buon servizio pubblico”.

Alla rinfusa, una cascata di parole in libertà.

Umberto Veronesi: ”Barenboim ha fatto bene a ricordare l’articolo 9, mettendo insieme cultura e scienza perché senza cultura e scienza non c’è crescita. La cultura è istruzione e scuola e anche gli studenti  hanno le loro ragioni”.

Francesco Saverio Borrelli, ex procuratore della Repubblica di Milano ai tempi di Mani pulite e padre spirituale di Antonio Di Pietro: ”Il messaggio di Barenboim è stato un gesto di generosità per i manifestanti fuori”.

Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla Cultura del Comune di Milano: ”Sono d’accordo con Barenboim, dobbiamo partire dalla cultura che è il primo fattore di sviluppo per l’Italia che non è certo una potenza politica o militare. La cultura è il nostro petrolio ma non inquina”.

Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa SanPaolo,  si dice ”molto preoccupato” per la situazione alla Scala ”se dovessero essere tagliati i giusti aiuti a un teatro che fa la differenza per il paese”.  ”La Scala è in un momento complicato , ma può dimostrare che i teatri dell’opera ce la possono fare, e quindi siamo qui per la musica e per la Scala”.

Non poteva mancare la pagina sulla teoria del complotto.

Il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, la vede così: ”Quando si scriverà la storia di questi mesi, non andrà dimenticata una pagina da dedicare al pomeriggio milanese di oggi. Fuori la Scala, manifestanti con tanto di petardi, caschi, fumogeni, e altri oggetti contundenti. Dentro, un sovrintendente che usa toni sprezzanti, forse dimenticando che il Ministro della Cultura Bondi è in Senato a votare, e un direttore d’orchestra che tiene il suo comizio antigovernativo. E intanto, proprio nei minuti in cui le agenzie riferiscono che poliziotti e carabinieri (a cui va la mia vicinanza) sono costretti ad arginare la violenza, un po’ di signori e signore ‘eleganti’ (esponenti di quel ‘salotto buono’ che in Italia è da sempre schierato dalla parte sbagliata, contro le riforme, accecato da una invincibile pretesa di superiorità culturale e morale) rilasciano dichiarazioni di solidarietà e comprensione verso chi protesta”.

Per Capezzone, “la situazione è surreale. Siamo  a una versione comica e quasi grottesca dei tragici ‘due minuti di odio’ orwelliani. E la sinistra italiana neppure se ne rende conto”. Compris?


Published by
Marco Benedetto