Funziona il check-up genetico sull’ovocita prima della fecondazione artificiale: lo testimoniano i primi tre bambini (uno dei quali italiano) nati nell’ambito dello studio pilota promosso da Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre). ”Sono una decina le gravidanze in corso nell’ambito dello studio, che può essere considerato una “prova di principio” che la tecnica funziona”, ha detto il presidente dell’Eshre, Luca Gianaroli.
Il bambino è nato a Bologna nel settembre scorso e la sperimentazione è stata condotta dall’embriologa Cristina Magli, del centro Sismer di Bologna; in Germania, dove la sperimentazione è stata condotta dall’università di Bonn, sono nate due gemelle. Tutti e tre sono in buona salute. Sono i tre piccoli protagonisti del primo studio al mondo nel quale è stato condotto un test genetico completo sugli ovociti prima della fecondazione in vitro. Quello che viene analizzato è il ”doppione” del Dna racchiuso nel globulo polare, la struttura che si forma nell’ovocita durante l’ovulazione e che viene espulsa nel processo di maturazione. La sua analisi genetica, condotta con la tecnica della ibridizzazione genomica comparativa (Cgh), permette di cercare le mutazioni legate alla malattia ereditaria di cui è portatrice la donna.
In pratica diventa possibile selezionare gli ovuli privi di anomalie cromosomiche e che garantiscono maggiori probabilità di successo. ”Questa tecnica è stata finora utilizzata in casi sporadici, ma questo e’ il primo studio sistematico – ha detto Gianaroli – e nella primavera 2011 prevediamo di avviare uno studio prospettico in diversi centri europei”. Il risultato, ha detto ancora, ”costituisce un grande passo in avanti culturale e scientifico, oltre che per l’assistenza in quanto permette alle coppie di avere un figlio prima, con meno rischi e meno costi”.
