Protesi al seno “marce”, se te le vuoi togliere paga lo Stato

ROMA – Se per fare lievitare il décolleté sei incappata nelle protesi al seno che si sono rivelate marce, le cosiddette Pip, e vuoi rimuoverle, non c’è nessun problema: paga lo Stato, la Sanità pubblica. Lo assicura, con tanto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l’ordinanza firmata il 29 dicembre scorso dal ministro della salute, Renato Balduzzi, che dispone il censimento delle protesi mammarie Pip impiantate in Italia.

L’ordinanza impone a tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche e private, accreditate o autorizzate, di fare un censimento delle protesi mammarie, anche se l’elenco non diventerà pubblico. Ma c’è di più, perché a farsi carico delle spese per eliminare il silicone che potrebbe essere cancerogeno, sarà il servizio sanitario nazionale.

Inoltre si è scoperto che il gel contenuto nelle Pip era un miscuglio di prodotti chimici industriali, mai testati clinicamente per i loro effetti sull’organismo, tra cui anche un additivo per carburanti e due prodotti utilizzati nell’industria del caucciù. Queste sostanze sarebbero state all’origine delle numerose rotture delle protesi.

”Dall’Affssaps (agenzia francese di sicurezza sanitaria) sapevamo che si trattava di un gel improprio, utilizzato piuttosto nell’alimentare e in informatica – ha spiegato all’agenzia France Presse un medico consulente di un’associazione di donne portatrici di protesi Pip, Dominique-Michel Courtois – Non avremmo mai pensato che potesse contenere dell’additivo per carburanti; per questo chiediamo analisi delle protesi direttamente prelevate sulle pazienti”. Le analisi finora realizzate, secondo l’associazione, si sarebbero infatti limitate a delle partite di protesi sequestrate durante una perquisizione dell’azienda nel marzo 2010. Ma, spiegano, ”il mix forse variava a seconda delle partite”, cosa che renderebbe necessarie analisi diffuse, anche al di fuori della Francia.

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