Ma come si fa a essere così provinciali?
Leggete questa. Gianfranco Fini in scarpe e abbigliamento sportivo, in bicicletta a passeggio per Villa Borghese. Una veste inusuale per il presidente della Camera dei deputati che, per caso, si è trovato al Pincio nel momento in cui il sindaco di Roma Gianni Alemanno stava per prendere parte alla cerimonia di restituzione alla città della famosa terrazza.
Fini era in bicicletta insieme con la compagna Elisabetta Tulliani e la figlia e, parlando con Alemanno, si è definito “molto british” vestendo i panni di ciclista.
Non è una barzelletta, è proprio cronaca della domenica mattina. Forse Fini confonde la natia Bologna, dove in effetti molte gente si sposta in bici, con Londra, dove in bicicletta non ci va quasi nessuno, perché hanno paura delle macchine e dei camion che ti travolgono.
Sarebbe solo uno dei tanti esempi del provincialismo italiano, quello che porta importanti esponenti del mondo dell’informazione a spiegare che da noi non c’è libertà di stampa agli inglesi, sempre felici di sputtanare gli italiani, proprio gli inglesi che non osavano scrivere il nome dei capi dei servizi segreti e tutte le sere ricevevano la velina da Buckingham Palace su cosa scrivere e cosa no e ancora di recente non hanno trovato nulla da ridire nel fatto che la regina abbia detto ai giornali di non occuparsi più della sua famiglia e non disturbare il manovratore, indisturbato, in effetti, da mille anni.
Sarebbe solo un caso di provincialismo, se non riguardasse la terza carica dello Stato. A meno che la battuta non sia un messaggio in codice per Silvio Berlusconi e Fini voglia seguire l’esempio di Dino Grandi, il gerarca frondista (e partecipe del pronunciamiento del 25 luglio 1943) e farsi mandare in esilio dorato a Londra.