La notizia è stata rilevata con una un po’ allarmata rassegnazione da Marcello Zacché del Giornale, che ha titolato a tutta pagina, sabato 14: “Le coop rosse nel salotto buono” e è stata elaborata con precisione e competenza da Antonella Olivieri sul Sole 24 Ore.
La conseguenza più clamorosa dell’ingresso di Unipol in FonSai sarà l’ingresso delle Coop rosse nella stanza dei bottoni del Corriere della Sera. Infatti, tra gli effetti del passaggio di FonSai a Unipol, cuore assicurativo del sistema finanziario ex comunista, ci sarà l’atterraggio nella rossa terra bolognese della quota del 5,257% di Rcs che prima apparteneva, attraverso tutto un gioco di scatole, a Salvatore Ligresti.
Un evento, rileva il Sole 24 Ore, che potrebbe sembrare “stravagante a molti” e forse per questo, a quanto sembra, i vertici di Unipol non si sono mostrati molti interessati “a esercitare un ruolo”.
L’analisi della Olivieri è complessa, riguarda tutto il sistema di partecipazioni di Salvatore Ligresti e ha al centro il ruolo di Mediobanca, che dopo alcuni anni di low profile sembra tornata ai fasti di Cuccia e Maranghi con la coppia Pagliaro – Nagel.
Il risultato di maggiore interesse per l’opinione pubblica è che, dopo l’acquisto da parte di Unipol della quota FonSai ex Ligresti, nel patto di sindacato che raccoglie il 65,68% del capitale della casa che edita il Corriere della Sera e nel consiglio del Corriere, potrebbe sedere, tra qualche mese, un rappresentante della finanza rossa accanto ai vari rappresentanti di finanze e industrie laiche, cattoliche ma di sinistra mai.
Non è poco, una specie di rivoluzione, forse solo culturale, ma una cosa che, solo qualche anno fa, avrebbe fatto scorrere sangue.
Non è che tutto sia già deliberato e sottoscritto, perchè l’ingresso di Unipol via FonSai nei salotti buoni di quella che Giuseppe Turani definì Galassia del Nord, dovrà comunque ricevere il gradimento degli altri soci importanti, che hanno conferito le loro azioni in quei patti di sindacato, che costituiscono una delle tante peculiarità del grande capitalismo italiano.
Se i compagni di Unipol eviteranno di infilarsi nella gabbia Rcs, uno di quegli investimenti che danno prestigio, forse potere ma rendono assai poco, allora altri scenari si aprono per la destinazione del pacchetto Ligresti: c’è Diego Della Valle, straricco grazie alle scarpe Tod’se altri marchi di moda, che ci terrebbe tanto a diventare il principale azionista del Corriere e di sicuro sarebbe capace di fare pesare il suo pacchetto di azioni molto più di Mediobanca o Fiat; c’è anche Giuseppe Rotelli, il re delle cliniche del Nord, che nel confronto con l’altro grande operatore di sanità, la famiglia Angelucci, potrebbe contrapporre appunto il Corriere della Sera a Libero e Riformista.
Olivieri non fa previsioni anche se scrive che “qualcuno è convinto che il pacchetto FonSai troverà una collocazione differente da Unipol, e prima della primavera, quando dovrà essere rinnovato il consiglio di Rcs. Ma è una situazione ancora del tutto fluida”.
L’articolo di Antonella Olivieri comincia ricordando che, “chiusa, o quasi, la partita industriale, se ne potrebbe riaprire un’altra un po’ più “politica”. Il passaggio di mano del gruppo FonSai non riguarda soltanto le assicurazioni, ma anche tutto quel mondo di partecipazioni incrociate che ruota intorno a Mediobanca. Un mondo che forse ha fatto il suo tempo, ma che non è ancora tramontato”.
Secondo Olivieri, però, “la terza generazione di Mediobanca è attenta agli equilibri, ma in un’ottica più moderna rispetto al passato. Tanto che, non è un mistero, il tandem Renato Pagliaro-Alberto Nagel [rispettivamente presidente e amministratore delegato di Mediobanca] non considererebbe come un’eresia l’alleggerimento del patto, nè in Piazzetta Cuccia [dove ha sede la banca], nè in Rcs dove oggi [Mediobanca] è il primo singolo azionista”.
Però, avverte Olivieri, “più complessa si prospetta la questione Rcs. Nel “parlamentino” che raccoglie il 65,68% del capitale della casa che edita il Corriere della Sera l’ingresso delle Coop rosse parrebbe stravagante a molti. Proprio il fatto che Unipol non si mostri interessata a esercitare un ruolo potrebbe riaccendere gli appetiti di chi vorrebbe allargarsi. Diego Della Valle, che già detiene il 5,4% nel patto, ha chiesto più volte di crescere: FonSai, nel patto che scade il 14 marzo 2014, ha quello che servirebbe per il raddoppio, il 5,257%.
Finora però Della Valle “non ha trovato grande udienza tra gli altri azionisti sindacati, e la quota dei Ligresti, semmai in uscita, dovrebbe comunque essere offerta proporzionalmente a tutti i partecipanti”.
“C’è anche Giuseppe Rotelli, già primo azionista fuori patto, che nei mesi scorsi si era detto interessato ad arrotondare ancora la la propria quota. Prima però di assumersi un impegno da 700 milioni (tra investimento e debiti) sul San Raffaele”.