Mente sana in corpo sano. La locuzione latina trova oggi nuove conferme in uno studio che dimostra come la diffusione delle malattie infettive e’ direttamente legata al QI dei bambini e che l’Italia è il primo Paese in Europa (e il quarto nel mondo) per QI.
Secondo Christopher Eppig e il suo team di ricerca dell’università del New Mexico, nelle aree del mondo dove le malattie infettive sono piu’ diffuse, si registrano livelli di QI più bassi. Secondo la ricerca, pubblicata su Proceedings of the Royal Society, e’ come se gli agenti patogeni ‘succhiassero’ l’energia necessaria allo sviluppo del cervello, soprattutto nei primi anni di vita. Eppig ha calcolato che nei neonati, il cervello sfrutta l’87% dell’energia metabolica, a cinque anni la percentuale si abbassa al 44% e da adulti si assesta al 25%.
La competizione per l’energia, in presenza di una malattia infettiva, è tra l’organismo e l’agente patogeno che, in alcuni casi trae il suo nutrimento dai tessuti dell’ospite e in altri blocca l’assorbimento dei nutrienti del cibo. In ogni caso, viene attivato il sistema immunitario, distogliendo energia. Il gruppo di ricerca ha elaborato una classifica mondiale per QI e l’Italia risulta al primo posto in Europa e quarta nel mondo, dopo Singapore, Corea del Sud e Giappone.
La classifica si è basata sull’indicatore DALY (Disability Adjusted Life Years) dell’Oms, che calcola gli anni di vita vissuti al netto della disabilita’. Un aumento del quoziente intellettivo nel corso dei decenni era stato già misurato nel 1984 da James Flynn, da cui e’ nato il cosiddetto ‘effetto Flynn’. Per spiegare le differenze nei test di intelligenza, Flynn ricorse al grado di sviluppo economico ma ora la teoria di Eppig fornisce un nuovo e più solido appiglio.