Entro il 2015, cioè nel giro di un quadriennio, il Servizio Sanitario Nazionale dovrà fare a meno di 17.000 medici. Questo è il numero dei camici bianchi che andranno in pensione: gli ospedali e le strutture territoriali non li rimpiazzeranno, in parte per mancanza di fondi con conseguente politica di tagli del personale, in parte perché mancano i sostituti e forse, come inglesi e americani, ci ritroveremo ad “importare” medici stranieri.
I dati non vengono da una contro-inchiesta dell’opposizione ma sono evidenziati nel Piano sanitario nazionale 2011-2013 preparato dai tecnici del ministero della Salute guidato da Ferruccio Fazio. La faccenda è seria, quindi, perché l’emorragia di personale negli ospedali potrebbe essere anche più grave di quanto il governo non dica.
Il rapporto del ministero consiglia di aumentare gli stanziamenti per gli specializzandi, i medici del futuro. Attualmente sono 5 mila e non bastano: entro il 2014 si prevede una carenza di 18 mila medici, che diventeranno poi 22 mila entro il 2018. Un buco che sarà colmato solo in parte con i giovani che ora seguono l’iter della specializzazione. Un percorso a dir poco accidentato, perché devono fare a meno della borsa di studio i veterinari, gli odontoiatri, i farmacisti, i biologi, i chimici, i fisici e gli psicologi. Per loro c’è una copertura solo per un migliaio di contratti circa.
Altre specialità invece non riescono da tempo a soddisfare la domanda: anestesia, radiologia, pediatria, nefrologia, geriatria (con la popolazione che invecchia) e tutta la chirurgia sono da tempo a corto di specializzandi.
In particolare il settore del bisturi registrava dei segnali di disaffezione già alla fine degli anni 90. Una “crisi di vocazioni” ora certificata da dati come questo: al Policlinico di Milano un quinto delle 278 borse di studio in Chirurgia generale non viene assegnato per mancanza di candidati. Perché il chirurgo non è più una professione che affascina? Troppo stress, aumento delle denunce penali a cui non corrisponde una crescita degli stipendi, fermi da un pezzo. Stesso problema per il settore della pediatria.
Ma i numeri della Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, sono ancora peggiori. Tra medici di famiglia, ospedalieri, pediatri di libera scelta e professionisti della Guardia medica tra cinque anni ci sarà un saldo negativo di 41 mila camici bianchi: dai 294.971 di oggi ai 253.420 del 2015. Per arrivare ai meno 90 mila del 2030 (205.952).
Poi, a un calo dell’appeal della figura del medico, cui bisogna reagire cercando di motivare i giovani, corrisponde anche una penuria di fondi che è ancora più marcata in quelle Regioni – non poche – che hanno il bilancio della Sanità in rosso e che si vedono costrette a praticare tagli ancora più brutali. Insomma, stando così le cose, bisognerà rassegnarsi a un “saldo negativo tra pensionamenti e nuove assunzioni” – come indicato nel rapporto del ministero – che si inizierà ad avvertire già dall’anno prossimo. Con gli ospedali sovraffollati di pazienti – dopo la politica di tagli alle piccole strutture – e privi di medici.