La Repubblica – Il Fatto: B. lascia un vuoto, è già polemica

ROMA – Sulla prima pagina del Fatto Quotidiano di mercoledì 10 novembre campeggiavano in alto, sopra la testata, due righe  precedute da un grande punto interrogativo rosso: “Scalfari prevede che, caduto B, Repubblica non perderà lettori, ma il Fatto sì. Noi siamo pronti a criticare anche la sinistra: e lui?” La sortita del fondatore di Repubblica, intervistato la sera prima negli studi televisivi di Otto e mezzo, non poteva passare inosservata. La crisi di governo, la fine dell’epoca berlusconiana occupano tutta la scena, al punto che al momento la polemica tra i due giornali più “anti-regime” d’Italia non vale più di una digressione nel corpo della narrazione (direbbe Vendola) principale.

La caduta del berlusconismo, come tutte le cose disperatamente attese, procurerà una gioia effimera: l’incalzare degli eventi obbligherà anche i giornali a rivedere strategie e obiettivi. E già si affilano i coltelli, come è giusto quando è la concorrenza a decidere chi vince. Scalfari ha voluto giocare d’anticipo, il Fatto ha risposto subito, ma la questione è apertissima. A Scalfari, più che le categorie berlusconiano-antiberlusconiano, interessa ribadire la centralità di Repubblica nel sistema informativo. “Siamo un grande giornale” rivendica Scalfari. Il Fatto no, è il corollario. “Siamo critici verso il potere” risponde Il Fatto. Sottinteso: farete da sponda al Pd, da cane da guardia, retrocedete a barboncino da salotto.

Un regolamento dei conti? Entrambi i giornali hanno guadagnato copie rivelando ogni giorno il lato oscuro del potere berlusconiano. Abbiamo assistito a pagine e pagine di intercettazioni, retroscena, testimonianze, verbali, processi, interrogatori, sentenze, denunce, ritrattazioni: un bollettino aggiornato in tempo reale direttamente dalle procure di tutta Italia. Eccellente esercizio del diritto di cronaca, speziato dal feuilletton infinito delle gesta erotiche del premier: come faranno senza? Scalfari assicura che Repubblica ce la farà, ammettendo però che il piccolo Fatto gli ha dato non pochi grattacapi nel contendergli una fetta importante dei suoi lettori. Travaglio crede che Il Fatto resterà grande, non è che in Italia il malgoverno sia un’esclusiva di Berlusconi. Sposterà il mirino, questo è sicuro: come è sicuro che le eventuali malefatte delle nuove prede impallinate saranno un pallido surrogato delle cronache dal lettone di Putin. Per adesso, volenti o nolenti, siamo tutti post-berlusconiani. Per gli anti-post c’è tempo.

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Warsamé Dini Casali