Sentenza Google, per il Pm Robledo “sulla privacy vogliono il far west”

“L’intervista di Schmidt al Financial Times fa cadere le braccia”. Così, intervistato dal Corriere della Sera, Alfredo Robledo, il pm di Milano che con il collega Francesco Cajani ha ottenuto la condanna di Google per violazione della privacy di un bambino down, commenta le recenti dichiarazioni dell’amministratore delegato del colosso di Mountain View che ha criticato la sentenza di Milano.

Serve, afferma il magistrato, “la disponibilità ad accettare la pluralità delle culture, e dunque delle legislazioni. In questo contesto, per noi, italiani ed europei, sono irrinunciabili i diritti della persona. Mi par di capire, invece, che Schimdt teorizzi, pratichi e difenda il Far West e poi lamenti l’inadeguatezza della legge”.

“In Italia e in Europa la libertà di espressione trova un suo confine nel rispetto dei diritti delle persone, tra i quali spicca quello alla privacy – dice Robledo -. Bisogna che Google se ne faccia una ragione”.

La magistratura, prosegue, “non ha mai detto quali controlli effettuare. Non viola la libertà delle imprese. Ma ha fatto emergere come Google non avesse messo in atto gli accorgimenti che già aveva disponibili dal 2003. Per esempio, la possibilità di togliere subito i contenuti offensivi. Filtri…”. E non si tratta di censura, rimarca, perché “stiamo parlando di privacy, non di notizie od opinioni”.

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Lorenzo Briotti