ROMA – 25 minuti al giorno, questo è lo spread del sorriso, il deficit di risate che ci manca per vivere felici. Ridiamo 5 minuti ogni 24 ore, troppo poco, serve almeno mezz’ora di divertimento puro e grasse risate per procurarci quelle scariche di adrenalina in grado si stimolare le difese immunitarie. L’organismo, in quel caso, esulta e si diverte, lo stress scompare, il nostro outlook psicosomatico ottiene finalmente la tripla A nel rating del buon vivere. Si potrebbe ribattere, c’è poco da ridere, specie di questi tempi in cui la depressione economica minaccia ogni concreta possibilità di scoprirsi ottimisti. Per esempio, 50 anni fa, i nostri padri ridevano per 15 minuti buoni: erano più poveri, comunque risparmiavano in strizzacervelli.
Non ditelo però ai professori della Sorbona, la più illustre università francese. A Parigi, ridere di gusto, con tecnica appropriata e impegno certificato in aula, è una materia di esame, una disciplina che fa curriculum in facoltà. Qui ridere è una cosa seria. Iscriversi al corso di Yoga della Risata (Hasyayoga) garantisce l’apprendimento del ridere combinato al controllo e alla gestione della respirazione profonda. Nulla di meno mistico si può immaginare: si ride qui e ora per allontanare gli spettri della malattia e dello spleen. Una tecnica inventata e collaudata dal medico indiano Madan Kataria. E’ lui il fondatore del primo Club della Risata che oggi conta milioni di associati in 75 paesi, verosimilmente soddisfatti a giudicare da come sorridono praticamente per tutto il giorno. Uno Yoga meno traumatico di chi lo usa solo per mantenersi in forma.
Corsi, seminari, allenamenti segnano il percorso di avvicinamento all’obiettivo, cioè la liberazione della risata piena, a tutte ganasce. Si comincia con un bel riscaldamento. Poi si battono le mani a tempo unendo il vocalizzo “oh, oh, oh” mentre si controlla la frequenza di profondi respiri. Si fa in gruppo e ci si incita reciprocamente gridando frasi incoraggianti. Quindi parte la sequenza serrata di risate, le quali non sono tutte uguali, sono almeno una decina e ognuna viene chiamata con un nome diverso. Ci si sbellica in piedi, sdraiati, proni, supini o seduti. La declinazione delle diverse risate comprende il dover simulare per ognuna una situazione di stimolo diversa. Un modo per sviluppare l’immaginazione che può essere preso in prestito dai bambini: basta osservarli quando giocano insieme. Infine ci si concentra ad occhi chiusi nella parte finale dell’esercizio: si medita finalmente, senza però reprimersi se per caso vi scappa da ridere.