Una specie di “ginnastica” caratterizzata però de movimenti lenti e dolci che sembra essere efficace in molte situazioni.
Un nuovo studio mette ora l’accento sulla possibilità di utilizzare questa pratica per alleviare i sintomi di una patologia per cui, oggi, non esistono cure definitive.
Gli unici interventi avvengono a livello farmacologico e di terapie cognitivo-comportamentali per tentare di alleviare i sintomi piuttosto invalidanti. Tra questi vi sono dolori – che spesso diventano cronici – disturbi del sonno, depressione, affaticamento eccessivo, stanchezza generale.
A offrire una speranza nell’alleviare i sintomi della fibromialgia sono i ricercatori del Tufts Medical Center di Boston, i quali hanno pubblicato i risultati del loro studio sulla rivista New England Journal of Medicine.
Per questo studio hanno reclutato 66 pazienti con diagnosi di fibromialgia che sono poi stati suddivisi in due gruppi da 33 per ricevere, rispettivamente, un programma di sessioni di Tai Chi, o un programma di semplice stretching.
I risultati hanno mostrato che le persone appartenenti al gruppo “tai chi” avevano un punteggio ridotto di 27,8 punti, rispetto agli appartenenti al gruppo di controllo – stretching – che avevano una riduzione di 9,4 punti. In base a questi risultati, i ricercatori ritengono che il miglioramento dei sintomi sia significativo.
A seguito della pratica del tai chi le persone appartenenti a questo gruppo hanno oltremodo segnalato la riduzione al ricorso di farmaci, una riduzione dei dolori, dei sintomi depressivi e una migliore qualità del sonno.
Nonostante i risultati siano evidenti e la ricerca suggerisca che il Tai chi possa davvero essere una valida tecnica complementare per combattete i sintomi della fibromialgia, i ricercatori invitano alla cautela in quanto sono necessari ulteriori studi e approfondimenti, come sempre avviene.
