ROMA – ''Recentemente ci azzuffavamo, non sulla politica, ma su questa sua decisione di farla finita, perĂ² niente da fare. Lucio è sempre stato così, quando si mette in testa una cosa…''. Così Valentino Parlato commenta in un'intervista a Repubblica e al Messaggero la decisione dell'amico e collega Lucio Magri, insieme a lui fondatore del Manifesto, di togliersi la vita col suicidio assistito in Svizzera.
''Posso dire che è un gesto che attiene alla sua personalitĂ , mescolanza di razionalitĂ pura e di passione. E poi l'anagrafe non è cosa da sottovalutare. Avere ottant'anni, che si fa piĂ¹? Solo un avvenire di malattie, questo Lucio me lo ripeteva spesso''. Il gesto di Magri, aggiunge, ''è il prodotto di una razionalitĂ estrema, ma non possiamo trascurare la cifra sentimentale, la scomparsa della moglie. Per un uomo avventuroso come lui, Mara rappresentava l'ordine, l'ancoraggio forte. Lucio ha cominciato a morire insieme a lei''. ''Raccontava che avrebbe voluto morire con Mara, ma che lei gliel'aveva impedito''.
''Questo suicidio – spiega Parlato – fa crescere il peso della sua personalitĂ , la sua capacitĂ di governare la vita fino in fondo'', ma la ''veritĂ '', conclude, ''è che questo suicidio mi turba profondamente. Ho come l'impressione di non aver fatto abbastanza. Non mi sono arrabbiato abbastanza. L'ho subìto, insomma, e non me lo perdono''.
