ROMA, 15 NOV – L'uso della pillola potrebbe aver contribuito indirettamente all'aumento dell'incidenza del cancro alla prostata: infatti, l'aumento dell'uso del contraccettivo orale femminile negli ultimi decenni e' coinciso con l'aumento dei casi del piu' comune tumore maschile. Il legame, messo in evidenza da uno studio di David Margel dell'Universita' di Toronto, resta da spiegare, ma potrebbe essere ascrivibile al fatto che i sottoprodotti ormonali degli estrogeni contenuti nella pillola e assorbiti dal corpo femminile, vengono rilasciati nell'ambiente e quindi ''arrivano'' ai maschi tramite l'acqua da bere.
Lo studio, pubblicato sul British Medical Journal, e' stato realizzato incrociando i dati della International Agency for Research on Cancer (IARC) su incidenza e mortalita' per cancro alla prostata negli ultimi 40 anni e del report sull'uso dei contraccettivi ''United Nations World Contraceptive Use''. Gli esperti hanno analizzato i dati paese per paese e visto che in ogni nazione con l'aumento dell'uso dei contraccettivi orali da parte delle donne, sono andate aumentando di pari passo sia l'incidenza sia la mortalita' per cancro alla prostata. I sottoprodotti ormonali del metabolismo della pillola sono 'duri a morire' nel senso che difficilmente si decompongono, per cui, dalle urine con il ciclo dell'acqua, possono tornare nell'acqua potabile ed essere assunti. ''Aumenti nell'incidenza di certi tumori tipici di tessuti sensibili agli ormoni (seno, tiroide, testicoli e prostata) in molti paesi industrializzati sono spesso citati come evidenza del fatto che l'esposizione diffusa della popolazione generale a certi composti endocrini abbia un impatto negativo sulla salute umana'', concludono gli esperti. Potrebbe essere il caso anche dei sottoprodotti ormonali della pillola.
