Tumore al seno: caccia al silicone maledetto, 4.000 donne da controllare

Renato Balduzzi (LaPresse)

ROMA – “Se avete nel seno una protesi al silicone di tipo Pip  fareste bene a farvi vedere da un medico”. Le parole, non esattamente tranquillizzanti, arrivano dal ministro della Salute Renato Balduzzi. Lo stesso ministro che, solo due giorni prima, aveva detto che non c’erano “evidenze scientifiche in grado di creare allarme“, allarme che sta tutto nel fatto che quelle protesi potrebbero essere cancerogene, non esattamente roba da nulla. Quarantotto ore dopo, però, il quadro è leggermente diverso: arriva l’invito ad andare dal medico e, soprattutto, l’ipotesi di una possibile rimozione a carico del Servizio sanitario nazionale.

Per ora non c’è ancora un grido d’allarme ma c’è un fatto. La caccia al silicone maledetto, quello che viene dalla Francia, è partito. Ed è una caccia che solo nel nostro paese può riguardare fino a 4 mila donne.

Tra la versione rassicurante e quella vagamente preoccupata di Balduzzi passa una convocazione, d’urgenza, del Consiglio superiore della sanità. E allora la semplice algebra fa venire il sospetto che la relazione del Css sulle protesi Pip tanto tranquillizzante non deve essere stata.

”Le donne che hanno subito un impianto di protesi al seno di tipo Pip – ha detto il ministro nel pomeriggio di giovedì 22 dicembre – sono invitate a discutere la loro situazione con il proprio chirurgo, o sono invitate ad informarsi presso la struttura nella quale hanno eseguito l’intervento circa il tipo di protesi che e’ stata utilizzata”.

Balduzzi  ha quindi rilevato che ”i centri che hanno eseguito impianti di protesi al seno utilizzando le protesi Pip sono richiesti di essere parte attiva nel contattare i pazienti che hanno subito tali impianti”.  Quindi il passaggio sulla rimozione delle protesi: “Il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) si fara’ carico degli interventi di espianto delle protesi al seno di tipo Pip laddove vi sia una indicazione clinico-medica specifica”.

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