Tumori: cellula 'doppiogiochista' tradisce cancro prostata

MILANO – C'e' una cellula nell'organismo umano che fa il doppio gioco: da una parte favorisce il tumore della prostata, dall'altra lo tradisce, impedendogli di assumere la sua forma piu' aggressiva. E' il mastocita, notoriamente protagonista delle reazioni allergiche dell'organismo. Lo hanno dimostrato – per il momento solo in laboratorio – i ricercatori dell'Istituto dei Tumori di Milano (Int), secondo cui un farmaco gia' noto potrebbe combattere entrambi gli effetti negativi.

Lo studio, cui la rivista Cancer Research dedica oggi la copertina, scopre che allergia e tumore della prostata sono accomunati da un unico gruppo di cellule, i mastociti, che all' interno del sistema immunitario hanno il compito, attivati da particolari anticorpi, le immunoglobuline E, di reagire agli allergeni. Ma i ricercatori hanno scoperto che queste cellule non eseguono solo gli ordini delle immunoglobuline E, ma anche quelli delle cellule del tumore della prostata.

Infatti, nelle sue prime fasi, l'adenocarcinoma della prostata non e' in grado di 'farsi spazio' da solo nei tessuti del corpo per crescere. Questa funzione e' delegata ai mastociti, che producono la proteina MMP9, capace di 'digerire' collagene e tessuti circostanti, facendo cosi' spazio al tumore e allo sviluppo dei vasi sanguigni che serviranno ad alimentarlo.

Una volta sviluppato, invece, il tumore acquisisce la capacita' di produrre MMP9 autonomamente e non ha piu' bisogno dei mastociti. Gli autori della ricerca, guidati da Mario Colombo, responsabile dell'Unita' di Immunologia Molecolare, hanno quindi verificato se eliminando i mastociti si potesse inibire l' insorgenza del tumore prostatico. Ma con sorpresa hanno scoperto che senza i mastociti si sviluppano un numero maggiore di tumori di tipo neuroendocrino, che e' una delle forme piu' aggressive. Sulla base di questa scoperta i ricercatori ipotizzano un' inaspettata terapia per il tumore della prostata, utilizzando un farmaco molecolare gia' largamente impiegato nella cura delle leucemie e dei tumori stromali gastrointestinali, imatinib.

''Questa terapia – commenta Colombo – ci permetterebbe di colpire con un unico farmaco il tumore nelle sue fasi iniziali di crescita, sia indirettamente tagliando i rifornimenti forniti dai mastociti alle cellule di adenocarcinoma sia direttamente bersagliando le cellule di tipo neuroendocrino''.

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luiss_smorgana