Assisi, il grido dei Frati: “Affreschi di Giotto in pezzi, mancano i fondi”

Basilica di San Francesco (foto LaPresse)

PERUGIA – In preghiera per riavere indietro gli affreschi di Giotto e Cimabue, opere d’arte ancora in frantumi dal lontano 1997, quando un terremoto danneggiò seriamente la basilica di San Francesco di Assisi.

I frati, dopo aver pazientato e sperato per 13 anni, ora si affidano ad una sorta di “preghiera di protesta”, un modo tutto francescano per provare a sensibilizzare sul problema privati e istituzioni. La storia è di quelle con un canovaccio che ritorna: catastrofe, conta di danni, annunci di ricostruzione e soldi che finiscono molto prima che tutto sia tornato come prima.

Spiega il quotidiano La Repubblica che i pezzi da restaurare urgentemente sono diversi. Si va da “un San Matteo realizzato da Cimabue sulla volta dell’altare maggiore” fino a “un San Girolamo e altre otto figure di santi (Francesco, Chiara, Benedetto, Domenico, Rufino, Victoriano, Antonio, Pietro Abate) dipinti da Giotto nella volta all’ingresso della Basilica”.

Ad oggi gli affreschi sono inscatolati e ridotti come tessere di un mosaico, in 80 mila pezzettini. Così, il custode del convento Giuseppe Piemontese, sul mensile “San Francesco patrono d’Italia” lancia un appello. La richiesta è quella dei fondi per restaurare gli ultimi tasselli mancanti. Servirebbe, spiega Repubblica, un software in grado di analizzare tasselli di dimensioni ridottissime. Un software che si può fare ma che costa.

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Emiliano Condò