ARCIDUCA: Sino a diventare, la televisione…
BERTOLDO: Il Grande Fratello. O Sorella, a piacere.
ARCIDUCA: Dobbiamo abolirla?
BERTOLDO: Guido Ceronetti, scrittore vegetariano, la definisce così: «Madre di crimini e madrina di criminali infinitamente più della droga. Toglietevelo di torno, quell’arnese maledetto. Non si può correggerlo: si può solo distruggerlo».
ARCIDUCA: Dunque chiudiamo gli Studi e facciamo saltare per aria i tralicci?
BERTOLDO: No. Costringiamo chi la fa a frequentare corsi speciali per munirsi di una speciale patente.
ARCIDUCA: Come per i camionisti?
BERTOLDO: Servirà a fornire al pubblico prodotti in cui si possa distinguere a prima vista la realtà dalla finzione.
ARCIDUCA: Chi dice questo?
BERTOLDO: Sempre Karl Popper.
ARCIDUCA: Forse perchè Popper ritiene giustamente che qualcuno scambi il telegiornale per il Festival di Castrocaro… Però la cosidetta tv-verità esiste e piace molto…
BERTOLDO: Le coppie che litigano, si schiaffeggiano, piangono e si perdonano nella cosidetta tv-verità sanno di avere puntato sulle proprie sventure l’occhio di una telecamera e ne sono condizionate. Più forte del dolore è la preoccupazione di fare brutta figura con gli amici, con i parenti a casa, con gli spettatori in sala e allora recitano. Si trasformano in attori. Ormai sono diventati più bravi di parecchi attori professionisti. Perciò viene fuori una semplice imitazione della realtà, se non una volgare mistificazione.
ARCIDUCA: Povero video!
BERTOLDO: Per capire se uno dice la verità in tv, ascoltalo a occhi chiusi. Questo il consiglio di uno studioso americano. E per capire se uno dice la verità alla radio, che devo fare? Turarmi le orecchie?
ARCIDUCA: Già, c’è sempre il dubbio che la tv non riferisca la verità.
BERTOLDO: Del resto alla sera, quando la gente esce dal lavoro, i telegiornali non possono mica dire tutta la verità: altrimenti l’indomani chi tornerebbe a lavorare?
