ARCIDUCA (non capisce se Bertoldo dice sul serio o scherza e si limita a sospirare). Certo che la tv condiziona sempre di più le nostre vite.
BERTOLDO: Il problema è che nessuno ha ancora scoperto interamente il terribile potere della tv. Questo sostengono tutti i Karl Popper del mondo, gente insopportabile. Affermano che la tv è un ordigno pericoloso per chi la vede e per chi la fa. Hai un bel lavorarci per anni, se non stai attento rischi di lasciarti divorare. Guarda i conduttori…
ARCIDUCA: Una volta i conduttori erano quelli che portavano il tram, che servivano sulle carrozze-letto…
BERTOLDOO: Conduttore è la versione casareccia di anchorman, anche se le cose nell’Arciducato sono diverse da altri paesi dove l’anchorman è il direttore, produttore, regista e presentatore del programma giornalistico. Da noi sovente si limita a leggere ciò che altri hanno scritto. Il semplice fatto di trovarsi davanti alla telecamera convince molti di loro di essere i padreterni del giornalismo. E’ il moloch-tv che gli rode il cervello…
ARCIDUCA: Chissà perché mi fanno pena…
BERTOLDO: Anche a me. Ho un amico che frequenta l’ambiente e li ha studiati. Deperiscono se gli togli il video. Ci vivono abbarbicati, persuasi che senza la ritornerebbero signori, signore e signorine nessuno… Ma non solo i conduttori. Anche i presentatori, gli intrattenitori, gli showmen. La peggiore punizione non è di sospendergli lo stipendio ma di tenerli lontano dal video. Hanno l’ego tormentato, Altezza. Non sono come sembrano. Certuni e certune vanno avanti a colpi di tranquillanti, la serenità che ostentano in diretta glie la dà la farmacia.
ARCIDUCA: Almeno questi mostri sacri fra loro si amano?
BERTOLDO: Più sono famosi e più si detestano. Li vedi in pubblico. Sorrisi, pacche sulle spalle gli uomini, baci sulle guance le signore, ma appena fuori… Si controllano a vicenda, la loro lettura preferita sono i bollettini dell’Auditel. Venti o trentamila spettatori in più o in meno, e si tratta di decimali, costituiscono argomenti decisivi, armi da combattimento.
ARCIDUCA: Come fanno a sapere questi numeri?
BERTOLDO: Ci sono specialisti che sminuzzano i dati Auditel, non solo delle trasmissioni di varietà ma pure dei telegiornali, li frantumano in dettagli, servizio per servizio minuto per minuto. Sicchè è possibile sapere se quel servizio sulle sfilate di moda a Parigi è piaciuto o meno, e se durante l’introduzione l’ascolto è cresciuto o diminuito. “Marianna è affranta: nonostante il servizio da Hollywood e l’intervista scoop sulla biogenetica i suoi interventi da studio hanno perso sessantamila spettatori”. In genere i conduttori hanno turni quindicinali ma molti di loro, anche quando non lavorano e dovrebbero stare in casa ad occuparsi dei bambini, li trovi nelle redazioni e che fanno? Verificano l’Auditel, sogghignano quando il collega è calato, entrano in angoscia quando sale…
ARCIDUCA: Il mestiere li porta a questo punto?
BERTOLDO: Vengono giudicati non tanto per ciò che sono o per ciò che dicono quanto per ciò che appaiono, e allora cercano di apparire al meglio. I migliori si ammirano, si elogiano, si sopravvalutano, diventano narcisisti… Hai mai sentito, Signore, un giudizio della gente che riguardi le loro capacità professionali? La gente immagina che le loro capacità siano la bella presenza, la disinvoltura, il gesto, il modo fluente di parlare, la proprietà nel vestire, la giusta scelta della cravatta, della sciarpetta. Un corrispondente che ha attraversato per decenni le guerre di mezzo mondo, alieno, lui, dal tarlo dell’esibizionismo, al ritorno dall’Afghanistan si è sentito dire per strada da una signora: “Ah quella sua giacca a vento!” Non un cenno ai servizi realizzati, ai pericoli corsi per realizzarli. Voleva l’indirizzo del negozio. E’ anche per questo che alcuni perdono l’equilibrio…
ARCIDUCA: Ma non farei di erba un fascio… Come ci sono conduttori e giornalisti e presentantori bravi, ci sono trasmissioni intelligenti. A me piace la cosidetta candid camera…
BERTOLDO: A me no. E’ la sublimazione del voyerismo: vedere senza essere visti.
