ARCIDUCA: Sei davvero un pessimista!
BERTOLDO: Secondo me il flagello della nostra epoca non è la tv ma l’assuefazione del pubblico. Però io ho un rimedio. Come per i bevitori che si vogliono liberare dal vizio sono state create le associazioni degli Alcolisti Anonimi, proporrei di fondare quella dei Teleutenti Anonimi.
ARCIDUCA: Dici che una bella dieta non guasterebbe?
BERTOLDO: Questa dieta generalizzata l’aveva proposta l’autore-conduttore di una trasmissione scientifica. Disse che per la sanità mentale l’apparecchio avrebbe dovuto restare spento un giorno la settimana. Come i benzinai chiudono la domenica e i barbieri il lunedì alla tv sarebbe toccato il martedì. Non se ne fece nulla. Comunque il programma di quel tizio andava in onda il giovedì.
ARCIDUCA: Si salveranno almeno i talk-shows.
BERTOLDO: Nemmeno loro. Anzi. Negli Stati Uniti taluni sono detti peep-shows, spettacoli dal buco della serratura, dove per mettersi in mostra gli ospiti si esibiscono con confessioni scandalose in cui dentro c’è di tutto, violenza, pornografia, incesti, turpi avventure. Li hanno anche definiti “latrine culturali”.
ARCIDUCA: (mettendosi le mani nei pochi capelli). Ma questo è masochismo puro! Hai una idea, bifolco, del teleutente modello?
BERTOLDO: Ce l’ho. Si chiama Michele. Ogni sera siede nel tinello davanti al televisore accanto alla moglie. Regolarmente la moglie si addormenta. Allora lui in punta di piedi esce dalla stanza, indossa il cappotto, scende le scale, prende l’auto, percorre la città, si ferma sotto un palazzo, sale, suona alla porta di un appartamento. Viene ad aprirgli una donna, che lo abbraccia, lo accompagna nel tinello e gli fa posto sul divano davanti al televisore. E lì rimangono, fissando lo schermo e tenendosi per mano sino a quando la donna si addormenta.
ARCIDUCA: Però ai miei tempi la tv era ben altra cosa…
BERTOLDO: Anche ai miei, Sire. Ricordi Ruggero Orlando, re dei commentatori televisivi da tutti imitato e mai eguagliato (detto anche Il Cioccolatino Ferrero, “sono il primo e resto il migliore”)? Aveva introdotto nei telegiornali italiani uno stile personale, creato durante la guerra a Radio Londra e affinato negli anni di lavoro come corrispondente da New York. Preciso, credibile, acrobatico. Parlava in diretta senza avere scritto una riga, senza avere nessun foglio sotto gli occhi. I suoi interventi erano numeri da non perdere. Come accade al circo, lo spettatore era attratto dalla sensazione di pericolo mortale che Orlando riusciva a trasmettere. Partiva rapisissimo nell’enunciare il tema (la crisi dei missili a Cuba, una battagli combattuta dagli americani nel Vietnam, una nuova conquista spaziale) e si lasciava cadere nel vuoto aggrappandosi a una sequela di aggettivi, che abbandonava per lanciarsi verso il trapezio di una parentesi, di solito lunghissima, piena di incisi e di subordinate: e mentre lo spettatore tratteneva il respiro pensando: “Adesso precipita!”, chiudeva la parentesi per volteggiare, riafferrarsi agli aggettivi, agganciarli a un’altra frase che gli si avviluppava come un pitone intorno al corpo fin quasi a soffocarlo. Ma se ne liberava, ritornava nell’abisso in cerca di un altro trapezio con una catena di congiuntivi ineccepibili che lo sosteneva nel vuoto fino all’istante in cui con il cuore in gola, temendo che una vertigine lo spingesse a sfracellarsi, la gente stava per implorare “Basta!”. E lì concludeva magistralmente il suo commento. Tutto rifiutando la rete, cioè quel suggeritore artificiale che vien chiamato il gobbo. Senza il quale la maggior parte dei conduttori televisivi italiani sarebbe costretta a dedicarsi al lavoro nei campi.
VOCE NARRANTE: Se l’Arciduca e il villano paiono infervorati nei loro discorsi, lo stesso non può dirsi dei cortigiani. Rango e obbligazione li condannano a finger di ascoltare quei vaniloqui sempre tenendosi all’impiedi. Duro mestiere il loro, anche se ben remunerato. L’Arciduca lo sa e sovente all’improvviso ne interroga uno scegliendolo a caso nel mucchio.
ARCIDUCA: (rivolto al Ministro del Business & Trade). Che cosa sostiene Popper sugli effetti della televisione?
MINISTRO DEL BUSINESS & TRADE: cadendo dalle nuvole. Popper… Gli effetti…La televisione…
VOCE NARRANTE: Alle spalle del Ministro il Dispensiere Maggiore cerca di suggerirgli una risposta ma l’Arciduca se ne accorge e s’infuria.
ARCIDUCA (al Dispensiere Maggiore): Smettila di suggerire o ti faccio tagliare una mano! E tu, Ministro, per punizione mi reciterai domani le 250 pagine del saggio “Per non morire di televisione” del meno noto H. M. Enzemberger. Se mi sbagli una sola frase vai a pascolare i mufloni in Barbagia… Che cosa volevo dire, bifolco? Ah, devo prendere provvedimenti con quelli di Salsa Rubra.
