Ipotesi, studi e ricerche non avevano finora portato a nessun risultato certo che potesse svelare il mistero della morte di Caravaggio. Ma il ritrovamento di un antico atto di morte stilato a Porto Ercole, sembra comprovare che il grande pittore dalla vita turbolenta, non sia morto sulla spiaggia della Feniglia, come indicavano le ultime tracce, ma a San Sebastiano, nel cui cimitero, che non esiste più dal 1956, fu sepolto.
La ricerca, presentata oggi a Roma è condotta dal Comitato Nazionale per la Valorizzazione di Beni Storici, Culturali e Ambientali, presieduta da Silvano Vinceti, di cui fanno parte studiosi, storici e uomini di cultura. I resti dell’ossario del piccolo cimitero di San Sebastiano furono trasferiti, verso la fine degli anni Cinquanta, nel cimitero di Porto Ercole, dove sono concentrate le ricerche degli studiosi di quattro università italiane (Bologna, Lecce, Ravenna e Pisa), e volontari, coordinate dal Comitato Scientifico, presieduto dal professor Giorgio Gruppioni, ordinario di antropologia all’Università di Bologna.
Attraverso test scientifici di assoluta attendibilità , come la prova del carbonio14 e del dna, i laboratori universitari selezioneranno le ossa di circa 200 individui per arrivare a quelle di Caravaggio. La selezione dei resti prevede inizialmente la suddivisione dei reperti appartenenti a donne, da quelli maschili. Infine, i resti che presumibilmente saranno individuati come quelli appartenenti a Caravaggio, saranno comparati al dna dei discendenti del fratello di Caravaggio stesso.