Questa attività lo portò a conoscere personaggi noti come Alberto Sordi, con cui ebbe un breve colloquio. “E che vorresti fà da grande?”, gli chiese Sordi.”Ho abbandonato gli studi per poter dipingere e fare quello che voglio. Qui faccio solo la comparsa, ma non mi dispiacerebbe un giorno di poter fare l’attore, lo sceneggiatore oppure il regista” rispose José. Sordi, piuttosto divertito, suggerì di terminare gli studi (“Almeno pe’ fa’ contenti i genitori”) e possibilmente di puntare tutto su una sola specializzazione. “Chi se mette a fa troppe cose insieme nun combinerà mai gnente nella vita. Io devo annà a lavorà… tu va a fa la comparsa, và!”
Nel 1960, effettivamente, riprese con poca convinzione i suoi studi di architettura e, nel frattempo, continuò a frequentare l’ambiente cinematografico e persino il mondo dei fotoromanzi e dei fumetti, utilizzando pseudonimi come Massimiliano Roy e Roy Milian per evitare inutili dispiaceri ai propri genitori che lo immaginavano diligentemente impegnato nello studio.
La sua stravagante e spensierata esistenza venne scombussolata ulteriormente da alcune rivelazioni che il padre gli fece sul mondo dell’arte. Rivelazioni che lo turbarono tanto da farlo piombare in una crisi profonda e bruciare in un falò tutti i suoi quadri. Fu solo grazie a una donna, Barbara, conosciuta nel 1973 e sposata solo un anno dopo, a riuscire a farlo risalire dal vortice in cui era sprofondato e facendolo riavvicinare alla pittura. “Barbara aveva guarito la mia follia con la corporea realtà del suo amore, ed ora doveva aiutarmi ad evadere dalla prigione immaginaria del mio angoscioso egoismo”.
Nonostante tutto il periodo successivo prolifico e particolarmente creativo per la sua pittura che, una volta di più, sottolineava richiami daliniani e surrealisti. L’ombra di suo padre, però, continuava a perseguitarlo. “Il desiderio di sconfiggere l’uomo – che invece avrei dovuto amare come padre – prendeva vita in me, e per non porre limite agli insani propositi del mio disegno, avrei ulteriormente osato, copiando il suo stile e la sua tecnica raffinatissima. Nel caso poi fossi riuscito a raggiungerlo, almeno tecnicamente, allegando del mio, sempre di più, in metafisica transizione – uscendo dalla “baffuta” crisalide – avrei alfine potuto superare e “distruggere” il Dalì-Laio, padre-non padre, amico-nemico, riflesso approssimativo e completamento totale di me stesso”.
Ed è proprio nel rendersi conto che l’interesse di buona parte della stampa nei suoi confronti verteva solamente sui complicati rapporti familiari con i suoi genitori, José si autoesiliò insieme alla moglie Barbara in una casa-museo nella campagna romana, a Velletri. La sua speranza è quella di far parlare solo le sue opere e le sue esposizioni artistiche, e non il suo cognome.
