Per avere accesso al museo, un edificio che trabocca di tesori dal valore inestimabile, bastano un po’ di liquido sverniciante, un cacciavite elettrico ed un seghetto. Quando Vrejan entra dentro il museo scopre che un altro quadro si trova al posto di quello prescelto. Senza esitare estrae comunque il suo taglierino, seziona la tela e ritorna alla sua macchina. Poi, ci ripensa. L’allarme, non può fare a meno di notare, non ha suonato, non sta suonando. Vrejan ritorna dunque indietro, ed inizia a scegliere con cura, per quasi un’ora, i dipinti che più lo toccano. Alla polizia dirà che il ritratto di Modigliani era “il quadro più bello” del museo.
La storia non finisce però qui. Perché le cinque tele finisco presso due persone del mondo dell’antiquariato parigino, oggi incolpate di ricettazione. Uno di loro, un orologiaio, dopo avere a lungo negato, confessa di avere nascosto le tele nella sua abitazione. Fatto più inquietante, dice anche di avere distrutto i quadri e di averli gettati nella spazzatura dopo essere entrato nel panico quando i suoi due complici sono stati incarcerati. Dal canto suo la polizia è ancora sulle tracce della rifurtiva, anche se lo scenario da incubo è considerato credibile. «Questo furto – non aveva senso – sospira uno degli investigatori – non c’era nessuna possibilità di rivendere dei quadri così conosciuti».