ARCIDUCA applaude commosso e l’intera Corte idem. Non è granchè, ma alla radio ho sentito di peggio… Se il televisore ha ucciso il piacere della conversazione, il telefono ha ucciso il piacere di scambiarsi lettere. Lettere di amore, di amicizia, di annunzio, di augurio, di rimprovero, di lagnanza, di scusa, di consiglio, di preghiera, di presentazione, di ringraziamento, per dare notizie liete e spiacevoli. Tutti ne scrivevano ed alcuni eccellevano in quella che era poi vera e propria arte. Basti ricordare madame De Sevigné, che ha lasciato lettere immortali! Per chi non aveva fantasia, esistevano appositi libri, tipo “Il Segretario Galante”. Con l’uso e l’abuso dapprima del telefono fisso, e ora del cellulare, abbiamo disimparato a trasferire in parole scritte i nostri sentimenti, a tradurre in parole le nostre emozioni, i nostri pensieri, a raccontarci cose private e dar loro una forma non soltanto corretta ma gradevole, elegante, efficace. Rimpiango insomma i tempi della corrispondenza. Tu no?
BERTOLDO: Tanto li rimpiango, Altezza, che ho in preparazione una sorta di guida del bello scrivere, caso mai ritornasse in vita la moda dello scambiarsi lettere. Porto sempre nella mia sacca qualcuna di queste bozze. T’interessa ascoltarne almeno una?
ARCIDUCA: Moltissimo. Qual genere ti impegna di più?
BERTOLDO: Le lettere anonime. Forse il solo genere che non sia stato del tutto abbandonato. Perlopiù nei piccoli centri, dove la gente sa tutto di tutti, sopravvive la simpatica consuetudine della tradizionale lettera di mittente che vuol restare ignoto. Leggo un esemplare, da scrivere in caratteri stampatelli:
TUA MOGLIE TI TRADISCE CON L’IDRAULICO. DA TRE MESI SI INCONTRANO NEI GIORNI FERIALI NEL RETROBOTTEGA DEL SUO NEGOZIO IN VIA XX SETTEMBRE. LA DOMENICA QUANDO TU VAI A CACCIA L’IDRAULICO SALE A CASA TUA E RIMANE SINO AL TARDO POMERIGGIO. NON LO SI E’ MAI VISTO ENTRARE CON UN PACCHETTO E QUESTO DIMOSTRA CHE TUA MOGLIE GLI PREPARA IL PRANZO CON LA ROBA DEL TUO FRIGORIFERO. SE VUOI RESTARE CORNUTO DOPO QUESTE INFORMAZIONI SONO AFFARI TUOI.
UN AMICO CHE TI VUOLE BENE
ARCIDUCA: Ineccepibile quanto allo stile, infame quanto al movente.
BERTOLDO: Ma vi sono anonimi più simpatici. Come questo, di cui leggo la missiva ad un marito parzialmente ignaro:
Signore,
ho notizie di Sua moglie. Non si vede più, come qualcuno in precedenza forse L’aveva informato, con il figlio grande dell’imprenditore edile Gavorrano. Il loro rapporto è ormai cosa vecchia da rottamazione e del resto non so come abbia fatto per tutti quei mesi la Signora in questione, lei così fine e delicata, a frequentare (uso l’espressione nobile) un cafone rozzo e ignorante, autentico burino ricco soltanto del denaro di suo padre. Adesso la Signora frequenta me, che sono un serio professionista, colto e stimato. Trascorra dunque tranquillo le Sue notti, anche se sovente solitarie, caro Amico. La Signora, Le assicuro, adesso è in ottime mani. E non mi ringrazi.
(Evito per principio di fìrmarmi, perché l’altruismo è buona regola praticarlo in incognito).”
ARCIDUCA: Possibile mai che il tuo repetorio sia soltanto ricco di ignominie e bassezze?
BERTOLDO: Il mio repertorio contiene anche cose più piacevoli al tuo orechio. Ho qui un paio di lettere quali si usava inviare nel secolo scorso… Diciamo negli Anni Venti-Trenta, mica millenni fa:
“Signorina,
non so se i miei sguardi e le mie attenzioni Vi abbiano ancora manifestato il segreto del mio cuore, il mio labbro non ha osato finora di lasciarlo sfuggire. Io sento in me, tuttavia, un grande bisogno di farvene la confidenza. Prima di tutto Vi supplico, Signorina, a voler credere, essendo tale l’onestà delle mie intenzioni, che non potrebbe restarne offesa la virtù la più pura. Sì, io Vi amo: giacchè finalmente debbo avere il coraggio di farvi sentire questa parola, lo fo col proposito che deve esser proprio di un uomo onesto che ricerchi una giovane virtuosa come Voi siete!
Ora voi conoscete il mio cuore, sapete qual’è la mia condizione; degnatevi di rispondermi, e fatemi sapere se io debba nutrire qualche speranza. Io soffrirò frattanto tutto ciò che il timore di un rifiuto fa provare ad un cuore tanto sensibile, quanto innamorato. Qualunque siasi per essere la Vostra risposta, favorevole o no, assicurateVi ch’io non sarò meno.
Colla maggior considerazione etc.”
