ARCIDUCA: Da dove hai tolto questa pregevole prosa?
BERTOLDO: Dalle pagine di un Segreterio Galante del 1924. Come queste rivolte da un giovane ardente ad una giovinetta ancor più ardente:
“Signorina,
ancor che io tenga per fermo, carissima ed amatissima mia, che Voi da molti chiari segni siate oggimai fatta accorta delle amorose fiamme, nelle quali da buon tempo in qua di continuo mi consumo per Voi, non di meno mi è parso doverVene ancora far fede con questa mia lettera: acciocchè con un testimonio tale possiate a pieno esser sicura della singolare affezione mia verso di voi, del serventissimo amore ch’io Vi porto.
Ardo dunque, tutto ardo del Vostro amore, e ardo di maniera che se Voi con gli occhi poteste alle volte ben vedere questo mio incendio, non dubiterei già che mossa a compassione delle mie angoscie non Vi moveste ancora ad amar me; se non tanto, pooco meno di quello che amo io, facendomi in questa guisa felicissimo sopra i più felici amanti che vivano oggi al mondo.
E se a Voi, degnandoVi di tanto gran favore, piacerà farne l’esperienza, troverete senza fallo che potete così ben disporre dui me e di tutte le cose mie più care, come potete delle Vostre.
