Faccio fine col baciarVi cento mila volte quelle Vostre bellissime mani e quei Vostri beati e felici occhi, dai quali son passate nel mio cuore più di mille e mille e mille altre saette amorose.
Sono, etc.”
ARCIDUCA: Ah se i giovani d’oggi, troppo sbrigativi, osassero rivolgersi al partner con linguaggio, con stile e con sentimenti nobili di questo genere!
BERTOLDO: Beh, farebbero ridere come neppure riuscirebbe un comico di Zelig. Del resto, che all’amore si sia spesso guardato come sinonimo di affari sessuali non è cosa di oggi. Nel Settecento lo scritore francese Nicolas Chamfort definiva l’amore “le frottement de deux epidermes”, lo sfregamento di due epidermidi…
ARCIDUCA (ria-arrossisce e cambia subito argomento) Basta, riprendiamo la nostra chiacchierata, bovaro. Perché l’Arena di Verona si chiama così?
BERTOLDO: Perché si trova a Verona.
ARCIDUCA: E la Torre Eiffel?
BERTOLDO: Non è che si trova a Eiffel?
ARCIDUCA: A ciascuno il suo.
BERTOLDO: E la Traviata a Giuseppe Verdi.
ARCIDUCA: Da dove arriva il tenore?
BERTOLDO: Parli del tenore di vita?
ARCIDUCA: Parlo del cantante che possiede la più acuta delle voci maschili estendentesi di un’ottava e mezzo e anche oltre.
BERTOLDO: E’ reduce dai trionfi del Covent Garden.
ARCIDUCA: La sala che lo accoglie?
BERTOLDO: Gremita in ogni ordine di posti.
ARCIDUCA: Lo hai già detto per lo stadio.
BERTOLDO: A questo grande artista non basta uno stadio.
ARCIDUCA: Il concerto?
BERTOLDO: Secondo la critica o secondo il pubblico?
