Arazzi, mobili e argenti: da Christie’s all’asta il salotto di Donna Maria Angiolillo

Maria Angiolillo

Il salotto romano per eccellenza, quello di Donna Maria Angiolillo, va all’asta da Christie’s. All’incanto porcellane antiche, tele d’autore, arazzi pregiati, bronzi e argenti, mobili del Settecento.

Dopo la scomparsa, lo scorso ottobre, dell’ottantatreenne padrona di casa, la dimora di Trinità dei Monti, quel villino Giulia di Rampa Mignanelli 8 che ha visto passare tutti i protagonisti – e non solo – dell’ultimo mezzo secolo italiano,  chiude i battenti.

Del resto non c’è più colei che lo animava, instancabilmente, con cene e banchetti, fino a 36 persone sedute al ricco desco, disposte su tre tavoli, Donna Maria ad assegnare il posto a manager, politici, direttori di giornali.

Ora gli arredi che hanno visto fare e disfare destini di aziende e quotidiani, di uomini alle loro teste, voleranno a Londra per essere battuti nella sede di King Street il prossimo 15 luglio. E le stime di vendita toccano e oltrepassano il milione di euro.

“Ogni pezzo della raccolta esprime la sensibilità estetica e lo stile di vita di chi lo ha scelto, vissuto e amato. Con gusto europeo — ha spiegato Clarice Pecori Giraldi, direttore di Christie’s Italia al Corriere della Sera — e al tempo stesso affatto italiano, oggetti orientali accanto a bronzi francesi, argenti inglesi sono accostati alle vedute di Roma”.

Della collezione, alla quale il numero di luglio del mensile Antiquariato dedica il servizio di copertina con un articolo di Bruno Vespa, fanno parte anche alcune sculture di Igor Mitoraj, unico contemporaneo prediletto da Donna Maria. Sua la gigantesca maschera che accoglieva gli ospiti all’ingresso, per anni preso d’assalto dai paparazzi tenuti a debita distanza.

Nell’attesissima asta figurano anche due dipinti settecenteschi di Antonio Joli, raffiguranti piazza del Popolo e Castel Sant’Angelo: due tele realizzate per il duca di Chesterfield, e che a Casa Angiolillo abbellivano invece la sala da pranzo, là dove dagli anni Sessanta si sono succeduti da commensali Saragat, Fanfani, Segni, Andreotti, fino ai protagonisti della recente scena politica: Fini, Veltroni, Tremonti, D’Alema, Bossi, Bertinotti o l’immancabile Gianni Letta, amico di una vita e unico a cui fosse consentito di arrivare in ritardo a cena, infrangendo il protocollo delle serate dove, altro rito, menù e vini “parlavano” in francese.

Published by
Maria Elena Perrero